• 2021_04 - ANTONIO SCACCABAROZZI. Aquorea, Fondazione l'Arsenale di Iseo

   La mostra antologica dedicata all'artista Antonio Scaccabarozzi (Merate, 1936-Santa Maria Hoè, Lecco, 2008), protagonista della ricerca concettuale degli anni Settanta e rivoluzionario inventore di un nuovo linguaggio pittorico tra gli anni Ottanta e il nuovo Millennio, sin dal titolo legge l’indagine dell’artista nella sua relazione con l’acqua, intesa non solo quale materiale presente in gran parte delle sue sperimentazioni pittoriche, ma anche come riferimento teorico e progettuale della poetica dell’artista, con peculiare attenzione ai cicli di opere nei quali l’acqua, ora componente costitutiva dell’opera ora allusione cromatica, è fondamentale e ricorrente.

   Il percorso si addentra quindi nei cicli delle opere dedicate alle Immersioni (primi anni Ottanta), dove l’artista verifica il potere di assorbimento di colore diluito in acqua delle tele non preparate, ottenendo campiture dove una parte è dominata dal colore assorbito e disteso e una parte dal vuoto e dall’assenza, alle Iniezioni (primi anni Ottanta), dove con l’uso di peculiari siringhe Scaccabarozzi verifica la diversa reazione del supporto rispetto alla densità dei liquidi cromatici iniettati in esso, creando reti e punti cromatici di ipnotica bellezza.

   Sono poi esposti i cosiddetti Acquerelli, lavori dove l’artista sigilla simbolicamente il colore diluito in acqua in una bottiglia, affiancandolo a opere dipinte col medesimo liquido, come una mappa misteriosa consegnata ai superstiti di un’arte futura.

   Il percorso prosegue con le opere realizzate fino al nuovo Millennio con e sui fogli di polietilene trasparente o colorato: membrane plastiche che Scaccabarozzi ora trasforma in superfici dove liberare la pennellata di colore, nelle Quantità libere (1982-1990); in altri casi, il polietilene colorato o trasparente è sagomato e tagliato, a formare barriere e squadrature del campo visivo: alla fine degli anni Novanta, Scaccabarozzi s’interroga sul problema del Vedere attraverso, dei limiti e le potenzialità della visione. “L’idea è di porre l’opera come zona-limite di forze contrapposte. Dove la tensione che si instaura fra la configurazione dell’oggetto e lo sguardo che l’oltrepassa, carichi questa idea di vitalità », scriveva nel 1999 l’artista. A questo tema si unisce il discorso ecologico: il riuso dei fogli plastici come atto di ricreazione del materiale dimenticato e quotidiano, sempre con il rigore e la perfezione che caratterizzano l’intera indagine di un artista contemporaneo e ancora da leggere, nella sua profonda sperimentazione e continua ricerca. Sono, queste, alcune suggestioni e tematiche di riflessione offerte dalla mostra: un appuntamento imperdibile con la grande storia dell’arte e della cultura italiane.