2012 - Polietilene, arte del visibile e invisibile (di A. Galbusera)

Polietilene, arte del visibile e invisibile


«L'arte, quella seria, è qualcosa di scomodo, che fa pensare e che mette in discussione. Il concetto di bello non fa parte dell'arte perché devia l'attenzione, crea confusione e non fa riflettere.
lo cerco di dare il minimo per creare il massimo delle interrogazioni».

Alla fine degli anni '90 Antonio Scaccabarozzi approda allo studio del polietilene per interpretarlo artisticamente e donare una valenza di tipo estetico a un materiale che di per sé non ne avrebbe alcuna; prendendo le mosse da un percorso artistico che s'interroga sull'elaborazione metodica del colore, dello spazio e della forma -Strutturali, Misurazione, Essenziali e Quantità-, l'artista giunge a ripensare, quasi filosoficamente, il concetto di opera d'arte per donare una personale interpretazione, oggi più che mai attuale, al materiale industriale per eccellenza.
Con un gusto quasi dadaista gli interrogativi che Scaccabarozzi solleva e riformula, sono possibilità di riflessione di ciò che l'arte è oggi poiché, se comunemente s'intende il materiale su cui poggia l'opera d'arte come il pretesto per far emergere l'aspetto figurale, ora la materia è la protagonista indiscussa della rappresentazione, ora la forma e il colore sono semplice occasione di ciò che realmente appare.
La scelta del polietilene incarna quindi il gesto artistico di saper donare valore estetico a un materiale che racchiude tutte le caratteristiche di cui l'artista va alla ricerca: la pieghevolezza e la volubilità, la leggerezza e la trasparenza.
l fogli di polietilene possono essere maneggiati, piegati e ripiegati con estrema disinvoltura, lo stesso Scaccabarozzi li maneggiava con "noncuranza" come a voler desacralizzare l'aura dell'opera d'arte per donarle un aspetto più semplice,
più quotidiano (1).
L'estrema volubilità e la leggerezza permettono un'interazione con ciò che è circostante, i fogli appesi con un filo di nylon prendono forma, si muovono nell'ambiente in cui sono collocati come testimonianza e ironicizzazione della precarietà di ciò che è arte (2).  Infine, la trasparenza permette un gioco di sovrapposizione per simulare uno spazio nuovo di cui l'osservatore si appropria con lo sguardo.
Reinterpretando le caratteristiche del polietilene Scaccabarozzi conduce inevitabilmente a porsi una domanda circa il confine tra la materialità dell'opera d'arte e l'opera d'arte come materialità poiché, giocando con questo genere di ambivalenza, si mette in luce la differenza fra il polietilene e il polietilene per mostrare che è solo l'oggetto-arte rielaborato dall'artista a poter trasmettere determinate sensazioni o emozioni attraverso le intrinseche caratteristiche del materiale.
La rielaborazione estetica del polietilene consente, infatti, di ricreare quell'emozione visiva che nasce nel momento in cui si prende consapevolezza delle differenti sovrapposizioni che la realtà offre; il polietilene sarà quindi riconosciuto come rappresentazione dinamica che consente allo sguardo di cercare una relazione tra la superficie materiale e il senso estetico per condurre lo spettatore ad attuare una presa di coscienza della realtà nel suo insieme.

«Sto guardano in giardino da una finestra del pianoterra. Mi soffermo sul muro chiaro parzialmente ricoperto dall'edera. Trovo interessante il rapporto che si è creato fra le zone verdi e quelle ancora libere. Sarà di breve durata. L'edera si propaga sempre più e presto sarà tutta un'altra cosa.
Guardo ancora qua e là, poi rientro con lo sguardo. Ho giusto il tempo per rendermi conto di aver osservato la scena attraverso una tendina trasparente, il vetro della finestra, la zanzariera, la ringhiera di ferro battuto, senza accorgermi della loro presenza. Ora quegli oggetti frapposti, che non avevo notato, acquistano enorme importanza nella ripartizione dello spazio in distanza. Generano numerose connessioni, rimandano indietro la loro immagine e nello stesso tempo lasciano passare lo sguardo».

Scaccabarozzi mostra l'ambivalenza del vedere scegliendo di rappresentare quel medium visivo -la tendina trasparente, il vetro della finestra, la zanzariera, la ringhiera di ferro battuto- attraverso cui il vedere stesso si rende possibile; se in latino il termine vedere significava sia perspectiva sia prospectiva, vale a dire sia vedere attraverso sia vedere davanti, Scaccabarozzi si sofferma su quest'ambiguità per giocare sull'abilità della percezione di vedere attraverso il medium e di vedere oltre il medium rendendolo protagonista della rappresentazione estetica. Inizialmente i fogli di polietilene sono sagomati come a richiamare la forma del medium visivo per guidare e dirigere lo sguardo dello spettatore al medium attraverso cui lo sguardo stesso si rende possibile. Le opere del periodo in questione (3) rappresentano, infatti, "la tendina, il vetro, la ringhiera" al fine di fermare lo sguardo dell'osservatore all'interrogazione del significato di ciò che si vede, e di conseguenza di ciò che appare in arte, in un gioco di messa a fuoco: non è più "il paesaggio" a essere il protagonista della rappresentazione, ma è il "vetro" a esserne soggetto al fine di rappresentare la presa di coscienza che il vedere è sempre un vedere attraverso (4).
Dal 2001 l'intenzione estetica di Scaccabarozzi si affina indicando con Geografie (5) l'intera gamma delle opere in questione: come la geografia è definita lo studio della rappresentazione della Terra, le opere di questi anni rappresentano una parte di mondo, i luoghi in cui il materiale è stato acquistato dall'artista, per mostrare il mondo così come appare allo sguardo; il polietilene diventa quindi mera possibilità di oscillazione della materialità per essere rappresentazione di se stessa oltre se stessa.
Come una finestra aperta sul mondo, la trasparenza del polietilene permette allo spettatore di vedere il medium in sé e contemporaneamente il medium attraverso cui si vede oltre e, facendo leva sull'abilità immaginativa, Scaccabarozzi decide di lasciare questo oltre come luogo indefinito, non perché non possa essere definito, ma perché spetta all'osservatore la possibilità di un completamento visivo, immaginativo ed emotivo in un gioco di diverse realtà che appaiono e si manifestano.

Questo gioco di sovrapposizioni di realtà diventa centrale dal 2002, chiamando, infatti, le opere Eclisse (2002) (6) e Banchisa (2003) (7) Scaccabarozzi vuole indicare la sovrapposizione di realtà differenti la cui visione è possibile solo nell'insieme: come l'ombra della luna nasconde il sole o come la superficie dei ghiacci marini nasconde l'acqua nelle regioni polari, la sovrapposizione di più strati colorati di polietilene mostra una volontà sia di ve/amento sia di disvelamento (8) di ciò che appare. Ve/amento perché il foglio in primo piano si mostra, ma cambia natura (colore) poiché sovrapposto a un foglio di diversa natura che, allo stesso tempo, essendo nascosto dal foglio in primo piano, si mostra nella sua natura diverso ma uguale a se stesso; disvelamento perché nella sovrapposizione dei fogli ciò che lo sguardo coglie è una realtà visibile e invisibile, una realtà che non esiste in sé,ma esiste perché offuscata, eclissata appunto, dalla sovrapposizione delle due realtà.

«La costatazione di tutto ciò mi provoca una forte e sentita emozione. È la stessa sensazione che provo visitando il tempio di Éfesto. Allorché gli giro intorno, le colonne lasciano intravedere il muro interno, e da certe angolazioni lo chiudono completamente, provocando così un misto magico di aria circolante e di ulteriore protezione a ciò che è custodito all'interno».

Quello a cui Scaccabarozzi fa riferimento è quindi la capacità del polietilene di saper esprimere, nel senso di ex-primere, spremere, portar fuori quel senso visibile-invisibile attraverso le proprietà materiali che lo caratterizzano perché, come è stato detto, non è il polietilene in sé ad avere questa peculiarità espressiva di velare e disvelare, è il suo esser modellato dall'artista a donare valore estetico al materiale.
Non bisogna quindi sostenere un'identificazione simmetrica tra ciò che il polietilene è in quanto tale e ciò che è diventato attraverso l'elaborazione artistica; è il polietilene come opera d'arte a essere oggetto di interpretazione e rielaborazione estetica: come il Tempio di Éfesto era l'edificio della divinità che velava e disvelava il sacro, ora il polietilene non è più contenitore di spazzatura ma sede di un regno da custodire, simulacro dell'arte visibile-invisibile, e in un’epoca di sensibilità ecologica, una simile rivalutazione del polietilene risulta quasi profetica.

Alessandra Galbusera

 

1  La critica Angela Madesani sottolinea la possibilità di piegatura dei fogli di polietilene tanto dapoterseli mettere in tasca.

2  Eclatante è l'episodio di quando un gatto graffiò, rovinando, un'opera dell'artista durante la preparazione di una personale presso una galleria svizzera.

3 Cfr. Senza titolo, polietilene sagomato, 1999, cm40x40.

4  A questo proposito vale la pena mettere in evidenza l'affinità di Scaccabarozzi con un ulteriore movimento artistico: il surrealismo di Magritte; come l'artista belga mostrava l'ambiguità della percezione in un gioco di illusioni visive sulla tela e, in particolar modo ne La condition humaine, rappresentava il medium visivo (il vetro della finestra) completandolo e allo stesso tempo nascondendolo con la rappresentazione di una tela all'interno dell'opera stessa, anche Scaccabarozzi mostra un genere di sensibilità affine all'estetica magrittiana. Tuttavia ciò che segna la distanza fra i due artisti è il fatto che a Scaccabarozzi non interessa rappresentare in senso figurativo ciò che è oggetto di visione attraverso e oltre il medium, ma rende protagonista esclusiva dell'opera la materia, il polietilene, per giocare con la pieghevolezza, volubilità, leggerezza, trasparenza e ripensare il concetto di opera d'arte.

5  Cfr. Atene, polietilene sagomato, 2001, cm4Sx60.

6  Cfr. Ekleipsis 12, fogli sovrapposti di polietilene, 2002, cm 97x68.

7  Cfr. Banchisa 43, fogli sovrapposti di polietilene, 2003, cm96x86.

8  Il percorso artistico di Scaccabarozzi prosegue con un'indagine di questi concetti giungendo all'elaborazione delle opere nominate Velature.

 

Informazioni aggiuntive

  • Autori: Alessandra Galbusera
  • Data 1a Edizione: 2012
  • Sottotitolo: mostra “La certezza del dubbio”, Heart Associazione Culturale, Vimercate e Merate – Villa Confalonieri, 2012