2000 - Lo sguardo attraverso ...

Lo sguardo attraverso…

 

 Sto guardando in giardino da una finestra del pianoterra. Mi soffermo sul muro chiaro parzialmente ricoperto dall'edera. Trovo interessante il rapporto che si è creato fra le zone verdi e quelle ancora libere. Sarà di breve durata. L'edera si propaga sempre più e presto sarà tutta un'altra cosa.

Guardo ancora qua e là, poi rientro con lo sguardo. Ho giusto il tempo per rendermi conto di avere osservato la scena attraverso una tendina trasparente, il vetro della finestra, la zanzariera, la ringhiera di ferro battuto, senza accorgermi della loro presenza. Riprovo il percorso nell’insieme. Ora quegli oggetti frapposti, che non avevo notato, acquistano enorme importanza nella ripartizione dello spazio in distanza. Generano numerose connessioni, rimandano indietro la loro immagine e nello stesso tempo lasciano passare lo sguardo. La constatazione di tutto ciò mi provoca una forte e sentita emozione. E’ la stessa sensazione che provo visitando il tempio di Éfesto. Allorché gli giro intorno, le colonne lasciano intravedere il muro interno, e da certe angolazioni lo chiudono completamente, provocando così un misto magico di aria circolante e di ulteriore protezione a ciò che è custodito all'interno.

Accadeva cinque anni fa ad Atene.

 Da allora mi sono trovato spesso a riflettere su quella condizione emotiva, quando dovevo pensare i nuovi lavori.

Le opere del 1996-1997, hanno sottolineato il ritorno all’ambito “pittorico”, con figure piane a linee appena trasversali, ottenute tagliando il polietilene. Venivano applicate al muro nella parte superiore, così da sollevarsi liberamente e ricadere con la leggerezza del loro corpo, al primo movimento d’aria.

Negli ultimi due anni i lavori pur mantenendo le peculiarità principali, hanno avuto uno sviluppo nella forma e si presentano sospesi nello spazio, accavallati a un filo di nylon teso fra due chiodi.

L’idea è di porre l’opera come zona-limite di forze contrapposte. Dove la tensione che si instaura fra la configurazione dell’oggetto e lo sguardo che l’oltrepassa, carichi questa idea di vitalità.

 

 Antonio Scaccabarozzi

Atene Luglio 1995

Montevecchia 2000