• 2014_10 - "Metodo ed Emozione", Complesso S. Giuseppe, Morbegno

 

2.778 caratteri (spazi esclusi) per Antonio Scaccabarozzi 

di Michele Tavola

Non riproduco un’immagine conosciuta nella realtà che ci circonda, ma produco
un’immagine sconosciuta della realtà, dalla quale dare avvio a un’avventura conoscitiva
Antonio Scaccabarozzi

Quanto pesa un’emozione? In grammi, chili o quintali, quanto pesa? Quale bilancia, quale centimetro servono per misurare uno stato d’animo? Le Quantità di Antonio Scaccabarozzi sono il tentativo poetico di tradurre misurazioni scientifiche, inequivocabilmente determinabili ed esprimibili con la sicurezza di un numero, in qualcosa di difficilmente quantificabile come le sensazioni che una persona prova davanti a un’opera d’arte. Che effetto fanno dodici grammi di rosso su tela? Ha senso decidere preventivamente quanto giallo, quanto verde, quanto viola utilizzare per un dipinto? Per aiutarci a dare una risposta l’artista ha definito le Quantità come opere realizzate intorno all’idea che stendere una quantità di colore sia già fare pittura, mentre la serie delle Misurazioni è un lavoro di indagine delle relazioni tra una misura reale di pigmento e la sua decifrazione visiva.
Molti artisti del secolo scorso si sono avventurati alla ricerca della risoluzione della dicotomia ancestrale arte/scienza, giungendo spesso a esiti figurativi che sarebbe eufemistico definire ermetici. Pochi hanno saputo farlo con la leggerezza e la poesia di Antonio Scaccabarozzi, che non si è mai preoccupato di fornire soluzioni definitive alle incognite delle sue equazioni emotive. E non ha esitato a proporre paradossi come le Linee quasi rette, concetto inesistente in geometria che ricorda l’acrobazia verbale (e concettuale) dello statista italiano che teorizzò le convergenze parallele.
Una quantità di colore, una forma geometrica sono quello che basta a Scaccabarozzi per fare pittura. Qualsiasi forma di pittura, senza limitazioni alcune, avventurandosi in generi pittorici che tradizionalmente e storicamente, oltre che per una logica dall’apparente evidenza, sembrano preclusi a chi tenta un’arte non figurativa. Ma se proprio si sente la necessità di una definizione, per Scaccabarozzi si potrebbe avanzare quella di “diversamente realista”. Non ci si stupisca quindi di trovarsi di fronte a prove nell’ambito della ritrattistica e non ci si meravigli nel trovarle molto poco ortodosse. Ma non per questo inefficaci o prive di un profondo portato emotivo. Strettamente personali sono i suoi ritratti, per i quali chiede alla persona da raffigurare di scegliere quali saranno la forma e il colore che la rappresenteranno. In calce a queste opere si trovano frasi del seguente tenore: Alla domanda qual è la figura che preferisci, Paola mi ha risposto: il quadrato. Per il colore ha risposto: blu cobalto scuro. Così ho il piacere di dipingere una quantità di blu cobalto scuro in un quadrato per Paola. Non è come guardarsi allo specchio, ma non c’è da dubitare che la persona effigiata si possa riconoscere nel proprio ritratto dipinto da Scaccabarozzi più che in fotografia.

 

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Informazioni aggiuntive

  • Museo/Galleria: Complesso San Giuseppe, Moebegno
  • Periodo: 7 Ottobre - 7 Novembre 21014
  • Curatela: Michele Tavola e Luigi Erba
  • Crediti fotografici: Raffaele Buonuomo