• 2015_03 - Introduzione al vuoto, a cura di Amerigo De Agostini

“Introduzione al vuoto”, questo il titolo della antologica dedicata ad Antonio Scaccabarozzi (1936 – 2008) dalla Nuova Galleria Morone di Milano fino al 24 Aprile. La mostra, curata da Elisabetta Longari, ripercorre le tappe creative dell’artista di Merate con opere significative delle sue diverse indagini. Una ventina di lavori dai tardi anni ’60 fino al 2006, che vanno dalle ricerche astratto-geometriche sulle forme e sulla loro collocazione nello spazio alle indagini puramente concettuali sul colore.

Ad accomunare le diverse opere è una continua ricerca sulla percezione del colore come fenomeno ottico: è quanto si nota in “Superficie sensibilizzata” (1966), in cui una matrice di base è resa complessa dai diversi toni di grigio utilizzati. La divisione geometrica è dissimulata dalle leggere variazioni del colore che ingannano l’occhio dando un’idea di instabilità, l’occhio si perde tra le forme.

La componente geometrica si trova in diversi lavori degli anni ’70 come in “Parallelismo progressivo”, 1973, legno in rilievo: una griglia invisibile regola lo spazio e i punti sulla superficie. Il punto si fa strumento di misura dello spazio vuoto. Una serie decrescente nell’intensità dei punti e una crescente nella loro distanza esplorano il bianco. C’è una direzione, si guarda a dove sarà il punto seguente sulla linea. La densità va diminuendo, in basso i rilievi diventano singoli eventi nello spazio, rarefatti.

Un ordine/disordine caratterizza invece “Prevalenze” (1978), opera di grande formato (cm 200 x 300), quasi un dripping geometrico in cui l’assenza di riferimenti porta l’occhio a percorrere avanti e indietro le linee e a soffermarsi sui singoli punti, neri o gialli, come coordinate per la navigazione in un mare sconfinato.

Di altro carattere sono le opere degli anni ’80 in cui il colore, spesso l’azzurro, è protagonista. É così in “Immersione Parziale in Colore Acrilico” (1980): si tratta di un’immersione del supporto (una tela non preparata) nel colore. Il risultato del lavoro è legato al caso: come un test evidenzia un fenomeno fisico, la capillarità della tela. Si osserva come il colore venga assorbito dalla tela e come, per riflesso, venga poi percepito dall’osservatore. Il colore è come un organismo estraneo, immateriale, ha bisogno di un mezzo fisico per manifestarsi ed essere percepito.

Interessanti anche le “Iniezioni in Endotela” dei primi anni ’80: sono iniezioni di acrilico su tela che formano punti irregolari. Anche qui un gioco di ordine e disordine in cui la griglia geometrica è però funzionale allo studio del colore, quasi un campionamento delle sue diverse sfumature.

La centralità del colore è ancora più evidente nelle “Quantità” di colore su polietilene, un materiale semitrasparente. Un supporto atipico, al limite dell’installazione. In queste opere si notano i confini delle campiture, esse non occupano mai completamente tutto lo spazio. Non sono dunque monocromi. Scaccabarozzi tratta il colore come soggetto da rappresentare, non come mezzo espressivo, e ne trasferisce una quantità o alcune quantità sul polietilene. Anche nelle “Quantità” di colore su tela le grosse pennellate “annullano” la tecnica e allo stesso tempo ne lasciano traccia nei contorni frastagliati. Essa è puro mezzo per trasportare il colore-soggetto sul supporto, rendendolo così percepibile. Questi contorni frastagliati assumono poi nell’opera dell’artista i caratteri di una suo simbolo personale, un suo tratto distintivo. Lo si nota in “Essenziale con Ombre Pittoriche” (1991), in cui questa forma è ripresa in un’opera di carattere installativo.

Colore che continua ad essere il soggetto anche nei lavori degli anni 2000 come “Banchisa” (2003), un polietilene blu. Opera semplicissima, ma che con la sua superficie increspata come onde e il suo svolazzare ricorda il mare e lo spazio immenso che ricopre.

Una mostra quella alla Nuova Galleria Morone che da un ritratto completo di un’artista concettuale vicino ad altre ricerche a lui contemporanee ma sempre indipendente e originalissimo.

a cura di Amerigo De Agostini

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