Prevalenze(2)
Dire che un oggetto più è grande più è visibile è ambiguo, ancor prima che inesatto, poiché si tralascia di precisare a quale distanza dal nostro occhio esso è posto. Tant’è vero che numerose stelle più grandi del sole non sono per noi visibili.
Si verifica, però ,una ambiguità maggiore e meno ovvia, quando ci limitiamo al campo delle immagini, che siano bidimensionali, numerose, in relazione, poste sullo stesso piano, perciò alla medesima distanza dal nostro occhio.
I puntini, in questo caso.
Un campo strutturato con punti di grandezze diverse, fa sorgere a prima vista l’idea di “Prevalenza”,(dei grandi punti rispetto ai più piccoli):questo è appunto un concetto ambiguo.
Sul problema dell’ambiguità ho incentrato il lavoro delle “Prevalenze”, ambiguità riferita al concetto, cioè all’atteggiamento mentale e non alla percezione visiva intesa come fenomeno della visione.
Ciò va detto, per non fraintendere le intenzioni, poiché per dare forma a questa ambiguità (contenuta in quei concetti che tendono ad affermare una verità-ovvietà) mi servo della figura geometrica (punto) più volte assunta a modello di ricerca scientificamente percettiva da parte di studiosi della percezione , coi quali, ma solo per motivo di chiarezza sulla funzione dei ruoli, è lecito fare questa distinzione.
Il problema nella “Prevalenze” è ,invece, quello di mettere in crisi alcune tranquillizzanti certezze o fissità di pensiero mediante la dinamica dialettica, piuttosto che attraverso nuove o ulteriori certezze.
Antonio Scaccabarozzi, 1977