E' stata pubblicata la monografia: Antonio Scaccabarozzi "Io sono pittore" a cura di Flaminio Gualdoni, edizioni Corraini. Prima tappa del libro la Buchmesse di Francoforte dal 19-23 ottobre 2016. Il libro sarà presente anche ad Artissima Torino 2016 presso il bookshop dell'editore.
Ormai prossima la pubblicazione e distribuzione della monografia di Antonio Scaccabarozzi: "Io sono pittore", a cura di Flaminio Gualdoni, edita da Maurizio Corraini Editore in Mantova.
La mostra di Antonio Scaccabarozzi e Gary Woodley, che si terrà presso la Galerie HOFFMAN di Friedberg (D), verrà inaugurata il prossimo 9-10 Luglio 2016.
Alessia Romerio, studentessa dell'Accademia di Belle Arti di Brera, è la vincitrice della borsa di studio "Polietileni" dedicata dall'Archivio Antonio Scaccabarozzi allo studio di questo ciclo di opere dell'artista.
Antonio Scaccabarozzi. Dello spazio e della luce
di Flaminio Gualdoni
Antonio Scaccabarozzi (1936 – 2008) è una figura di grande rilievo nell’orizzonte dell’arte italiana del secondo dopoguerra.
Nell’ambito del lavoro sistematico svolto dall’Archivio Antonio Saccabarozzi al fine di studiare e documentare tutta la sua opera, in cui l’analitica pittorica si incrocia con un atteggiamento concettualmente agguerrito, è esposto in questa mostra un gruppo di ricerche appartenenti alle sue ultime stagioni.
Si tratta di opere caratterizzate dall’utilizzo di fogli di polietilene colorato sagomati, oppure sospesi singolarmente o ancora sovrapposti, che determinano singole shapes evocanti suggestivamente piante di templi greci e comunque di luoghi (Geografia), e altrimenti situazioni visive in grado di implicare tutto l’ambiente.
“Quando ho scoperto questo materiale, il polietilene, ho subito intuito che possedeva numerose caratteristiche che corrispondevano alle mie aspirazioni di lavorare sulla trasparenza, sulla leggerezza, duttilità, instabilità ecc. Infatti il materiale si rivelò perfetto”: così ha scritto lo stesso Scaccabarozzi.
Proveniente da un percorso di riduzione sino all’annullamento dell’intenzionalità del gesto pittorico, nelle opere di cicli come le Banchise ed Ekleipsis egli utilizza fogli sulla cui traslucidità e sulla cui opacità la luce fisica variamente agisce, determinando situazioni percettive fortemente ambigue – ma lontanissimo gli è il gioco dell’inganno ottico – in cui il colore si manifesta come qualità del puro apparire, pur essendo connaturato al materiale stesso.
I fogli non sono tesi nella finzione della superficie pittorica, ma presentati nella loro fragile, mobile, imperfetta condizione spaziale, come veri e propri plessi instabili che la luce, traversandoli, vivifica.
È, questa, una riflessione ulteriore rispetto all’enunciazione della monocromia storica, e un intendimento dell’oggetto pittorico come effettiva presenza modificante: essa cambia la ratio stessa della concezione convenzionale di pittura e insieme quella della lettura dell’immagine, che tende ad assorbire lo sguardo dello spettatore in una situazione in cui la riflessione analitica si fa vero e proprio, ineffabile mood.
Uno sguardo infinito e misurato.
"Guardo ancora qua e là, poi rientro con lo sguardo. Ho giusto il tempo per rendermi conto di aver osservato la scena attraverso una tendina trasparente, il vetro della finestra, la zanzariera, la ringhiera di ferro battuto, senza accorgermi della loro presenza".
Antonio Scaccabarozzi
Fra i molti scritti e pensieri di Antonio Scaccabarozzi quello sopra riportato, nella sua semplicità denotativa, è sempre stato per me uno dei più illuminanti rispetto alla sua vita e alla sua poetica.
Quante volte nasce un artista ?
Gino Severini, per esempio, riteneva di essere stato partorito due volte: biologicamente era nato in Toscana, a Cortona nel 1883, ma fu diversi anni dopo, nel 1906, che si sentì un germoglio di creatività nell'incandescente clima culturale della Parigi d'inizio secolo.
Se pensiamo a quante sono le storie che s'intrecciano nell'esistenza di un artista, non possiamo !imitarci a individuare solo un paio di nascite e, nel caso specifico di Antonio Scaccabarozzi, oserei affermare che ci fu un'epifania ogni volta che il suo sguardo limpido e indagatore si andò a posare su un dato della realtà.
Lasciar vagare gli occhi in libertà, per scrutare con curiosità il mondo e poi "rientrare con lo sguardo", ovvero prendere coscienza dei dati sensibili e materici della realtà: la stoffa, il vetro, il ferro c'è ancora la quantità, lo spessore, la misura.
Da questo modo di procedere nasce l'alchimia del suo personalissimo stile: magia e stupore nel guardare, analisi e metodo nel trasporre il suo pensiero nella creazione
Per Antonio Scaccabarozzi un importante stimolo all'operare fu anche il grande bagaglio di ricordi dei suoi primi anni di vita e dell'adolescenza: negli Strutturali, dove ad essere indagata è la struttura dei punti, riaffiora nella mente dell'artista la parte posteriore del martello usato dal nonno ciabattino, con il quale aveva passato i primi anni dell'infanzia; nella ricerca cromatica delle Velature è distintamente presente il Giallo di Napoli Rosato, ricordo dello zio pittore che dipingeva le nuvole di questo colore.
Con la mostra organizzata da Artee20, Merate vuole rendere un sincero omaggio ad Antonio Scaccabarozzi che, nato in questa città nel 1936, continuò a vivere nel territorio meratese.
La sua ansia di conoscere e di sperimentare lo spinse ben lontano dai confini della Brianza: i molti viaggi, le esposizioni in Svizzera e in Germania, il dialogo costante con gli amici e colleghi Antonio Calderara, Gianni Colombo, Dadamaino, Grazia Varisco sono momenti fondanti della vita e del percorso creativo di un artista il cui lavoro non si presta ad essere etichettato e racchiuso in facili definizioni.
La selezionata scelta di opere presenti in mostra, provenienti da collezioni private meratesi, evidenzia il lavoro di un artefice che, nella diversità delle serie prodotte - gli Strutturali, le Prevalenze, le Quantità, le Velature- ha saputo condurre con originalità una convincente ricerca condotta sul filo della coerenza.
La mano e la mente di Antonio Scaccabarozzi hanno saputo mantenersi lontano dai modelli usuali della produzione artistica e le sue opere, con levità e misura, si sono depositate nel firmamento del mondo dell'arte, non per dare risposte, ma per continuamente interrogare sul mestiere della pittura e sul senso più vero e riposto della sua significazione. Sollecitato dalla duplice sfida di vedere e d'intendere, l'occhio dello spettatore viene costantemente solleticato dalle creazioni, non semplici e mai banali, di Antonio Scaccabarozzi, sull'onda della consapevolezza che l'arte, quella seria, è qualcosa di scomodo, che fa pensare e che mette in discussione
Elisabetta Parente
Mostra personale di Antonio Scaccabarozzi, presso l'Area Cazzaniga di Merate, con la partecipazione dei collezionisti del territorio.
Un centinaio circa le opere in mostra, un'occasione da non perdere !!
Dal 7 al 29 Novembre, martedì 1'-12, giovedì 15-18,
venerdì sabato e domenica 10-12 / 15-18
Misurare la Quantità, e no
1.
Antonio Scaccabarozzi inizia a lavorare sulle misurazioni nel 1979. Data non casuale. Proprio quell'anno si conclude l'esperienza allo Studio Casati, durata un solo decennio prima ad Osnago e poi a Merate, in piena provincia lombarda dove le famiglie perbene trascorrevano le vacenze. Con Scaccabarozzi, solo per fare qualche nome, anche Gianni Colombo, Grazia Varisco e Tornquist sono riuniti dall'intuizione di Antonio e Giorgio di creare un centro d'arte lontano dalle sirene cittadine.
Nel 1979, l'euforia che aveva condotto gran parte degli artisti nell'allontanamento e in qualche caso disconoscimento delle radici, del retaggio della storia dell'arte, si va esaurendo, e il "pittore dei puntini" riprende in mano la questione del dipingere. Non si trova più la sola struttura del quadro nella sua opera: la pittura e suoi materiali tornano in primo piano. Infatti, anzichè fuggire dalla "Brianza velenosa", Scaccabarozzi si insedia ai piedi del monte che ospita il Santuario della Beata Vergine del Carmelo, la piccola chiesa barocca di Montevecchia, non lontano da Merate. Un luogo che lo riporta agli Appennini vissuti durante l'infanzia, al tradizionalissimo zio pittore che per primo lo ha affascinato avvicinandolo a tela e pennelli.
L'esperienza delle quantità si conclude negli anni '90, nuovi materiali nuove soluzioni pittoriche entrano nella valigia del pittore; il polietilene, le griglie, le velature rinnovano il linguaggio di Scaccabarozzi senza condurlo a incomprensibili mutazioni.
2.
Il titolo di un'opera, o di una serie di opere, non è mai banale o secondario, in special modo se l'opera in questione è inserita all'interno del sottoinsieme "pittura concettuale", campo d'azione nel quale si incontrano i secolari antipodi di idea e sostanza. Tra gli elementi che compongono l'opera, il titolo rappresenta più che mai il componente concettuale rispetto alla tela, al pigmento, al polietilene e quant'altro.
Il processo è semplice: il pensiero dell'artista che prende forma in una parola che si ri-trasforma in pensiero, probabilmente altro, nello spettatore. Dunque, l'artista e la sua opera parlano direttamente allo spettatore grazie a una targhettina, generalmente scialba e dal carattere troppo piccolo per essere facilmente comprensibile. Naturalmente ci sono molti artisti che decidono consapevolmente di non sfruttare la mediazione del titolo, ma per Antonio Scaccabarozzi, il titolo ha un suo preciso ruolo e valore: quello di indizio.
In un'intervista del 2006 alla domanda di Natascia Rouchota "cosa diresti a qualcuno per aiutarlo a capire la tua opera?" Scaccabarozzi risponde "direi di seguire il procedimento usuale di fronte a un oggetto d'arte. Quello di capire e dare senso a ciò che vediamo, attraverso una lettura attenta, raccogliendo più dati possibili, anche quelli apparentemente banali come: il titolo, la data, le dimensioni, il materiale usato, come è stato usato, perchè, ecc. Tutte queste informazioni che l'opera concede alla lettura, danno già un quadro significativo del pensiero dell'artista, che indica a quali livelli ci vuole portare." Inoltre, scorrendo i suoi scritti datati 2001 incappiamo in Curiosità. Titoli delle opere che vanno dal 1956 al 2001. Quantità in rosso fa la sua apparizione a due terzi dell'elenco, situandosi fra Comunque adesso rosa e Proprio adesso giallo, in quest'istante... concedendo molta attenzione al colore che diventa il soggetto dell'opera, sostituendo l'azione o la struttura.
Leggendo questo il titolo di questa serie, Quantità, che cosa scopriamo? Cose ovvie? per niente. Innanzi tutto occorre farsi la domanda di partenza giusta: che cos'è una quantità?
Quantità, dal latino quantus - quanto, quanto grande - è la condizione per cui un ente concreto o astratto può essere misurato, quindi la sua grandezza espressa anche in termini numerici; senza determinazione, con uso assoluto, esprime una quantità notevole. Scaccabarozzi procede ad investigare entrambe le possibilità producendo Quantità misurate e Quantità libere, definizioni solo apparentemente in contraddizione.
Le Quantità (1979-1994), nel loro complesso, non appaiono all'improvviso come un lampo di luce nella notte tetra, senza nemmeno un tuono ad annunciarlo. No. Scaccabarozzi ci arrivare per gradi, lavorando sulla tecnica, per esempio le Iniezioni si spiegano come "iniezioni endotela di quantità definite di colore od altri elementi".
Le Quantità misurate (1980 -1984) si presentano come enne dosi di colore applicate su di una superficie di materiale variabile; ogni dose ha forma diversa, è stata pesata e riporta i grammi che la caratterizzano. È divertente notare come le forme ingannino lo spettatore: a dosi "ciccione" corrisponde lo stesso peso di stesure molto sottili.
Le Quantità libere (1982 - 1990), invece, sono ampie stesure di colore apparentemente arbitrarie; l'inganno in pittura è fondamentale. Si crede libero ciò che è dichiarato libero e in realtà che non lo è. Il titolo da sostegno si fa ostacolo. Qui, ogni stesura è realizzata con un pigmento che è stato modificato rispetto alla sua natura di partenza, quella del barattolo, ed è sovrapposto ad altri colori più o meno forti, che lo mutano ulteriormente.
Scaccabarozzi da bravo pittore qual è piega la pittura ai suoi scopi e passa licenziosamente dalla materica alla velata, senza colpo ferire. L'opera è un organismo vivo in continuo divenire, alla cui comprensione siamo assistiti, quasi accompagnati mano nella mano dal titolo. Non è però scontato che il mistero scompaia: titoli come Non prima forse dopo comunque adesso creano come un cortocircuito mentale per quanto poetici essi siano, ed entrano in gioco altri elementi - data, misure, materiali, etc. La data può confondere se l'opera non si conforma al momento storico o se le dimensioni sono bizzarre, l'unica certezza è il materiale.
Misurazioni e Quantità. Quantità e Misurazioni. La tentazione all'interscambio e conseguente appiattimento è forte. Le Misurazioni sono il seme, le Quantità la pianta, il Polietilene il fiore - ma questa è un'altra storia, futura. Emblematiche, perchè apripista, di questa serie sono le Iniezioni e di nuovo ci vengono in aiuto le parole dell'artista, a proposito dell'opera Iniezione endotela (1980): "essa tratta la misura paradossalmente in unità di volume, consistendo nell'iniezione della tela di quantità di colore diluito, che per assorbimento si trasforma in superficie. Altro paradosso è quello della misura-volume messa in crisi dal risultato visivo. Ad esempio, poniamo di iniettare 25 cm cubi di colore nella tela con una sola iniezione, ne risulterà una quantità di colore. Iniettiamo ora l'equivalente in misura, 25 volte 1 cm cubo. Il risultato che avremo ottenuto visivamente non risulterà equivalente come ci aspettavamo". Tra le quantità misurate troviamo anche Una condizione particolare, mano sinistra (1979) che è interamente scritta anzichè dipinta o iniettata o immersa. Restando nel dominio della grafia intercettiamo Misura/distanza (Peso) una quantità di matita pesata: 0,75 grammi di mina blu ritmicamente strofinata su tavola.
Se la pittura consiste essenzialmente nell'atto di stendere colore, essendo caduta la necessità del disegno, il colore è pittura pura, che sia in forma di massa o velatura; ma se la pittura è pura il colore non lo è mai. Che si tratti di smalto o acrilico o vinile il colore steso su tele e tavole non è mai quello acquistato in negozio, una noce di grigio viene sempre aggiunta ai blu, ai rossi, ai gialli, e così via, e questo provoca un cambiamento di luminosità e saturazione, ulteriormente deviato dalla superficie di base mai lasciata nel suo stato originale bianco, spesso abbagliante. I fogli dei quotidiani, Quantità in muta (1987), con la loro carta che ingiallisce nel tempo e l'inchiostro che detta con pieni e vuoti il ritmo dell'osservazione, fa inciampare l'occhio su una macchia d'ombra improvvisa, e trasfigura la quantità di colore in un altro elemento - acqua, vetro, stoffa - semitrasparente. Il potere illusionistico della pittura! Il materiale può anche prescindere dal supporto: Essenziale (1992) costituito di acrilico e mastice è un'opera in cui il colore è supporto di se stesso. Il colore è il signore della pittura, sovrano assoluto di se stesso, ultimo superstite di una lunga spoliazione dell'accessorio prima e della struttura poi, come se di un corpo restasse solo il cuore ancora pulsante, ancora vivo! ma isolato.
Colore, cuore della pittura perchè sensibile e concreto.
3.
Titolo e materiale sono due componenti fondamentali ai quali manca i/il perchè dell'artista. E si apre un mondo di congetture più o meno filosofiche. L'unica grande verità sulla pittura concettuale è che non c'è verità -intesa come dogma, o regola di sapore monastico. Multiforme com'è il pensiero dell'uomo: quello dello spettatore non è mai fatalmente concorde con quello dell'artista, a meno di trovarci nel paradosso in cui l'artista è spettatore di se stesso. Dichiarazioni, interviste, scritti prodotti dall'artista ci indirizzano e al tempo stesso ingannano, illudendoci di raggiungere la totale comprensione. Qualcuno potrebbe dire che sarebbe meglio se gli artisti tacessero e lasciassero parlare le opere, e in realtà quel qualcuno vorrebbe poter dire: tacete, e fate parlare i critici.
La comprensione appartiene al tempo, e non è nemmeno detto che arrivi. Possiamo apprezzare l'opera con i nostri occhi e sentimenti perchè, senza quelli dell'autore, da più di cento anni è possibile. L'opera che si conclude nello spettatore, mito romantico mai tramontato. E il tempo resta fondamentale, anche se Scaccabarozzi non ti porge un rebus da risolvere al pari di un polittico medievale. La ricezione, l'emozione, è molto più immediata, e quindi più sconcertante.
L'atteggiamento contemplativo richiesto dai miti dell'artista meratese, Leonardo e Picasso, e dagli spiriti affini quali Mondrian e Rothko, non può venir meno di fronte alle Quantità. Del resto anche i titoli che gli sono stati dedicati negli anni sottolineano questo atteggiamento: Il peso di un'immagine 2007, Il raro suono del silenzio 2010, L'emozione del metodo 2012, Introduzione al vuoto 2015.
Peso, suono/silenzio, emozione, metodo, vuoto sono solo alcuni degli innumerevoli aggettivi che si potrebbero inanellare per cercare di descrivere l'opera di Scaccabarozzi, e in qualche modo anche di carpirla. Sono gli atteggiamenti necessari alla contemplazione, di norma religiosa. E l'arte non è forse una forma di religione? Definire Antonio l'ultimo dei mistici è forse eccessivo ma opere come 4 velatura su fondo giallo (2005) richiamano inevitabilmente quel mondo. Come Rothko, avrebbe potuto tranquillamente realizzare una cappella.
Le riflessioni di Antonio Scaccabarozzi diventano le nostre riflessioni. Il suo peso, il nostro peso; la sua emozione, la nostra emozione; i suoi perchè, i nostri perchè. E non saranno mai conformi, mai consimili. Ed è un po' questo il bello dell'arte. Della sua, nostra, arte.
Veronica Benetello
361 Mal das Wörtchen ,”No”
Mit 25 Künstlern startet Clèment & Schneider das Ausstellungsprogramm im neuen Galeriehaus an der Lotharstraße
Von Thomas Kliemann
Mit der stolzen Zahl von 25 Künstlern hat das Galeriehaus von Clement & Schneider in der Lotharstraße offiziell seinen Betrieb aufgenommen. Star der Premiere ist der Bildhauer und Maler Antonio Scaccabarozzi (1936-2008), dem die zwei grogßen Ausstellungsräume im Obergeschoss gewidmet sind. Scaccabarozzi ist eine spannende Figur der italienischen Kunst: Mit Ausnahme der figurativen und aggressiven Transavanguardia hat er fast alle Richtungen, insbesondere die abstrakten, aufgenommen und fantasievoll verändert. Er ist auf Lucio Fontanas Punkte, Ritzungen und Schnitte ebenso eingegangen wie auf die krude Materialästhetik der Arte Povera.
Die Galerie zeigt eine eindrucksvolle Auswahl von Scaccabarozzi Arbeiten aus drei Jahrzehnten, die geprägt sind von einer großen Leichtigkeit und Nonchalance. Eine Linie, die “quasi gerade" ist, eine Malerei, die sich wie eine Haut ablöst, verlöschende Punkte und ein 361-fach geschriebenes “No" sind witzig-hintergrühdige und sehr poetische Reflexe auf Minimal und Arte Povera.
Scaccabarozzis Kunst bleibt nicht unkommentiert: Schirin Kretschmann, David Semper und Wern,er Haypeter nehmen im Treppenhaus den Dialog mit exzellenten Arbeiten auf, während Joachim Bandau mit seinen kleinen kompakten, geradezu architektonischen Bleiobjekten “Bonsai" eine Gegenposition zur Leichtigkeit des Italieners entwickelt.
Im charmanten Separee auf halber Treppe hat Lorenza Sannai die mit “Ten Ways" betitelte Ausstellung kuratiert, die von zehn Künstlern der Vereinigung der “American Abstract Artists" jeweils eihe Wandarbeit und ein Künstlerbuch präsentiert. Ein witziges Format, das Schlaglichter auf Künstler von Power Boothe bis Stephen Westfall wirft, die man mitunter gerne in · ausführlicheren Präsentationen sahe. Sannais für den Mailander Kunstort “Derbylius" konzipierte Minischau passt akkurat in das Programm der Galerie.
Die komplementäre kleine Sonderausstellung im Erdgeschoss passt nicht nur zum Programm von Clement & Schneider, sie dokumentiert vielmehr rückblickend den Nukleus und die Anfänge dieser Galerie-Idee. Mit Werken und Interventionen von Detlef Beer, Claudia Desgranges, Friedhelm Falke, Maik & Dirk Löbbert, Karim Noureldin, Martin Noël, Martin Pfeifle, Esther Stocker, Tim Trantenroth und Jan van der Ploeg wird an eine ambitionierte Initiative erinnert: das vor zehn Jahren gestartete Projekt “kunstundwohnen" der MIWO Bonn, in dessen Rahmen bildende Kunst auf Architektur trifft.
Clement & Schneider, Lotharstraße 104;
bis 21.November.Di-Dr 14-18, Do 14-22 Uhr
Corriere della Sera Martedì 20 Ottobre 2015
New York, Parigi, Milano, Parma
Un artista e l'idea di libertà:
quattro mostre per Antonio Scaccabarozzi
Quattro appuntamenti per un artista «libero», quattro mostre dedicate a Antonio Scaccabarozzi: a New York (Scaramouche Gallery, fino al primo novembre); a Bonn (Galleria Clément & Schneider, fino al 21 novembre); a Milano (Galleria Clivio, dal 27 ottobre al 27 novembre); a Parma (Galleria Clivio dal 31 ottobre al 31 Novembre).
Quattro esposizioni quasi in contemporanea per celebrare Antonio Scaccabarozzi (1936- 2008): un apprendistato come fotolitografo a Milano; nel1954 l'iscrizione ai corsi serali della Scuola superiore d'arte applicata del Castello Sforzesco; nel 1959 il diploma e la partenza per Parigi; nel1964 il ritorno a Milano e poco dopo la creazione di un suo studio a Merate, nel Lecchese, dove era nato. Una sequenza di opere appartenenti a vari periodi della sua vita artistica: Fustellati , Prevalenze, Iniezioni, Immersioni, Quantità libere, Polietileni, Velature. Il suo è il percorso di un artista concettuale che non ha però mai dimenticato la «voglia di ricerca» e che ha sempre inseguito l’indipendenza e l’originalità.
(st.b.)
Mostra personale a Milano, via Foro Bonaparte 48, dal 27 ottobre al 5 Dicembre 2015 ed a Parma, via Emilio Lepido 3, dal 31 ottobre.
Inaugurazione a Milano il 27 ottobre ore 18.30 ed a Parma il 31 ore 18.30.
27 Settembre - 21 Novembre 2015
Apertura Domenica 27 Settembre, ore 11.00 - 18.00, con un programma di presentazioni ed incontri che si svilupperanno nel corso della giornata.
Galeriehaus Clement&Schneider
Lotharstraße 104
D-53115 Bonn (D)
+49 228 97143922
info@clement&schneider.de
(Invito in allegato)
ARTE E MERCATO Domenica 20 settembre 2015, il Giornale
LA TENDENZA
Sorpresa, gli italiani in primo piano nella Nuova New York
Il quartiere di Bowery è stato a lungo in mano alla criminalità, oggi è in mano ai galleristi. E Federico Solmi e Antonio Scaccabarozzi sono fra i nomi più in voga
Luca Beatrice
da NewYork
New York è la città nel mondo in cui la geografia dell'arte cambia di continuo e c'è il rischio, da un anno all'altro, di perdere le coordinate se non si è più che informati e attenti. All'inizio degli anni '80 tutto si svolgeva downtown , dove cresceva la cultura alternativa tra gli spazi di SoHo in cui è cresciuta la Graffiti Art e i locali post punk tipo il leggendario CBGB'S. Poi sono arrivati i negozi di moda, gli affitti sono decuplicati e le gallerie, soprattutto le più giovani, hanno dovuto cercarsi altri quartieri, a cominciare da Tribeca. Ma la vera e propria migrazione c'è stata dalla fine dei '90 in poi, con i primi pionieri ad aprire in Chelsea, fino a poco prima luogo di magazzini e depositi in riva all'Hudson. Rapidamente l'arte ha conquistato interi edifici, mentre i più ricchi si sono comprati degli spazi giganteschi da far concorrenza ai musei: Gagosian, Matthew Marks, Andrea Rosen, Luhring Augustine, 303, giusto per citarne alcuni.
Oggi, a detta di chi New York la conosce e la vive, Chelsea è il supermercato dell'arte, attraente per l'alta società e i vip ma del tutto priva di quel fascino sperimentale che ne aveva caratterizzato gli esordi. Prezzi inarrivabili e mostrare i muscoli, questo il comandamento: il 10 settembre le principali gallerie hanno inaugurato tutte insieme, il che dimostra come lo spirito di concorrenza funziona di più se coeso. Dal vate pop Roy Lichtenstein al fenomeno della pittura americana Dana Schutz, dal fotografo tedesco Wolfgang Tillmans al concettuale Mike Kelley, le proposte messe in campo per aprire la nuova stagione sono davvero impressionanti, soprattutto se confrontate alle difficoltà che ancora si avvertono in Europa, segno che qui la crisi è davvero alle spalle.
Chi cerca il nuovo ha bisogno di freschezza e di avvertire un clima meno ingessato, non si accontenta di Chelsea ma va sulla Bowery, un tempo quartiere fuori gioco per la sua pericolosità. Una vera e propria operazione di bonifica è stata compiuta dalla nuova sede del New Museum, cui sono seguite decine di gallerie molto interessanti, con proposte che vanno dal «sotterraneo» al pop. Gli spazi costano ancora relativamente poco, anche se qualcuno afferma che la moda di Orchard Street e delle vie limitrofe sta facendo lievitare i prezzi, dunque non è escluso un ulteriore trasferimento di massa, magari a Brooklyn.
Proprio ai confini della Bowery vediamo da Postmasters una delle mostre più interessanti del settembre newyorkese, la personale di Federico Solmi, dimostrazione che anche per un italiano, pur non incensato come Cattelan e Vezzoli, è possibile farcela se ci si sforza di integrarsi con il tessuto cittadino e di proporsi non come un transfuga, ma come un artista internazionale. Solmi, 42 anni, che a Bologna faceva il macellaio, ha deciso di giocarsi la carta New York con i suoi video d'animazione molto complessi, inseriti dentro quadri oggetto molto colorati. In questa sua seconda mostra ha disegnato un'allegoria del potere: uno stile davvero originale che gli ha permesso di conseguire il John Simon Guggenheim Memorial Fellowship e di ottenere una cattedra alla Yale University. Storie che possono capitare solo nel nuovo mondo
Altro pezzo d'Italia è alla Scaramouche di Daniele Ugolini, che per la prima volta presenta in America il lavoro concettuale di Antonio Scaccabarozzi, seguendo il successo della linea analitica della nostra arte che comincia a incuriosire anche oltre oceano. Un autore sottile, delicato. Chissà se crescerà di prezzo come è stato per Castellani o Scheggi.
Dietro molte gallerie pare esserci il supporto della finanza e infatti per questa ragione si vedono artisti crescere improvvisamente di prezzo. Di norma la scommessa è prendere un venticinquenne e portarlo da 20 a 200mila dollari in pochi mesi. Se poi non funziona, avanti un altro. Capita anche che il mercato, nelle sue imperscrutabili logiche, vada a riscoprire il talento di un artista di cui si erano perse le tracce, come la pittrice astratta Jackie Saccoccio, da 11 Rivington, la quale dopo un lungo isolamento oggi va di gran moda. Uno spazio molto potente è Salon 94, specializzato nella pittura che peraltro non passa mai di moda: si dice che i proprietari abbiano un particolare fiuto per gli affari e le scoperte e che possano permettersi il lusso anche di rilanciare il lavoro dell'aborigeno dal nome impronunciabile Warlimpirrnga Tjapaltjarri. Sorge a pochi palazzi dalla nuova sede di Sperone Westwater, sempre un'istituzione, che ha scelto di riaprire con l'inglese Richard Long.
La cosa più divertente è la «fauna» che affolla le inaugurazioni della Bowery: c'è di tutto, dal finanziere all'alternativo, dal punk al vecchio figlio dei fiori. Insomma sembra di essere tornati ai tempi di «New York New Wave», senza la pesantezza seriosa che contraddistingue gran parte delle fiere internazionali.
(vedi file PDF allegato qui sotto)
Threshold of Perception
Opening: Wednesday, September 9, 2015, 6 - 8pm
Exhibition dates: September 10 - November 1, 2015
Antonio Scaccabarozzi's body of work is defined by an experimental investigation into modes of vision. Scaramouche is pleased to present his first United States exhibition with an emblematic selection of pieces in collaboration with the Artist's Estate in Milan, Italy. Up until his unexpected death in a motorcycle accident in 2008, Scaccabarozzi continuously produced and exhibited his work for over four decades, beginning in the mid-60's. Characterized by the use of new materials, his paintings and works on polyethylene sheets reveal an in-depth exploration into visual phenomena, transforming the pictorial mode into brief epiphanies. The result is a rousing ambiguity of situations, accentuated by the awareness that what is before us, our vision, is in continuous evolution.
Scaccabarozzi's work bears witness to an expanded concept of painting. Each of the presented series in "Threshold of Perception" is generated by a new dialogue with materials and techniques, and forms part of an exemplary path of experimentation into ways of activating surfaces. The process of deciphering the images and their versatility is experienced in phases. In a singular context the apparent pictorial simplicity seen at first glance is attributed to the structural rigor. However, it is far from mechanical, hanging in a complex and restless balance, an illusive combination of asceticism and sensuality. The behavior of light creating constantly varying volumes, structures and surfaces inspires Scaccabarozzi in his late 1960's series Fustellati. Here the surfaces are activated by small (or large) circular "cutouts" or hole punches in the canvas in partial relief. In the 1970's series Prevalences, the artist defines the space through colored dots arranged by exact calculations that become ever more aerial; the resulting surface pulses with a created rhythm. A similar calculative method is used in the Injections series of the early 80's, made with a needle to infuse raw canvas with a precisely identified and documented "dose" of acrylic paint to achieve a chromatic field of dots. In the case of polyethylene, which Scaccabarozzi used in his Plastiche and Banchise works beginning in the mid-90's, it revealed itself as the perfect material, a synthesis of movement, form and color; superimposed in layers, the material's mobility and transparency give shape to the concept of painting as a threshold, a sensitive membrane between the visible and invisible.
The recurring presence of the color blue is another exacting choice. In the Western world blue resonates as the most neutral of colors. There is no other color that embodies such a graceful reputation in all of its shades and nuances. Blue resonated with the artist beyond its superficiality as a color of depth, of transcendence, and of distance. Art historian Elisabetta Longari notes an affinity between Scaccabarozzi's work and that of Yves Klein, "Irrespective of the references which can be established through their common use of the monochrome and an affection for the color blue, above all the two artists seem to share a calling for the void, a void full and pregnant like the silence following music, and the impetus toward the infinite... The void into which Klein leapt in his 1960 action-cum-manifesto, Saut dans le vide (Leap into the Void), is the space in which to introduce the work of Scaccabarozzi. If it's true that the role of a poet is to safeguard the blue, the distance, then Scaccabarozzi is a poet who investigated the mechanisms of vision and affirmed its enchantment. His art is the opening into an endless indefinite space."
Antonio Scaccabarozzi (1936 - 2008, Lecco-Milan, Italy) studied at the Castello Sforzesco School of Applied Arts in Milan. His work has been published and exhibited extensively since the early 70's, and continuing with avid dedication following his tragic death in 2008. An affirmed 'outsider' who shied away from the glamour of the art world, he was a free spirit, an uncompromising ascetic devoted to his art. While not anchored to any specific "School" or movement, Scaccabarozzi's work was consistently shown and considered alongside the most important figures of the time such as Getulio Alviani, Agostino Bonalumi, Antonio Calderara, Enrico Castellani, Gianni Colombo, Dadamaino, Piero Dorazio, Giorgio Griffa, François Morellet, and Jorrit Tornquist. Notable solo exhibitions include Galleria del Cavallino, Venice; Galerie Katharina Krohn, Basel; Galleria Lorenzelli, Milan; Lydia Megert, Bern; Galerie Ubu, Karlsruhe; Sleeper, Edinburgh; Kunsthistorisches Institute, Bonn University; Galerie Hoffmann, Friedberg; Cairn Gallery, Pittenweem, UK; Galerie Katrin Rabus, Bremen; Foundation Antonio Calderara, Vacciago di Ameno, Italy; Galleria P420, Bologna; Nuova Galleria Morone, Milan. Recent group exhibitions include Kunstgalerie, Bonn; Galerie La Ligne, Zurich; Galerie Petr Zaloudek, Prague. Clement & Schneider, Bonn is forthcoming this Fall.
Scaramouche
52 Orchard Street
New York, NY 10002, USA
+12122282229 / scaramoucheart.com
(in allegato la Brochure della mostra in formato PDF)
Image: Antonio Scaccabarozzi, Canvas Injections C, cmc 3,5/cmc 0,5 x 7, Blu Ultramarine, 1980, 18.5 x 18.5 inch.
8 Settembre - 13 Novembre 2015
Apertura: Mercoledì 9 Settembre 18.00 - 20.00
Scaramouche
52 Orchard Street
New York, NY 10002, USA
+12122282229 / scaramoucheart.com
Mercoledì - Sabato 12.00 - 18.00, Domenica 13.00 - 18.00
in collaborations with international artists and galleries since 2009.