PREVALENZE (7)
La scelta del punto come elemento poco esteso, soddisfa alla necessità di situarlo isolato nel campo. La sua forma circolare, gli conferisce una natura anonima, neutra, aperta in tutte le direzioni alla relazione con altri punti che denotano il valore strutturale spazio-distanza che li tiene in tensione.
Il tipo di organizzazione (schema)determina: le distanze, l’ordine di disposizione dei singoli punti, dei gruppi, le grandezze, i colori.
I modi organizzativi di questi lavori so diretti a distinguere le verticali dalle orizzontali con i punti che le sottintendono.
Uno di questi modi è la distinzione operata sulle diverse grandezze nel caso del monocolore , ma, solitamente preferisco diminuire il colore stesso a toni e semitoni, da un M. a un m. aggiungendo il bianco.
Quando invece i punti hanno le medesime grandezze , la distinzione viene effettuata dai colori, primari e complementari.
Il carattere del segnale che il punto ha nel mio lavoro, lo rivela come entità inscindibile dal colore e viene utilizzato senza presupposti soggettivi, simbolici o allusivo-naturalistici, né in fondo oggettivi riferiti a condizioni psicologiche o cromatologiche. Viene utilizzato per quello che è, cioè , materia prima, grezza.
La situazione di tensioni cromatiche aumenta il grado di attenzione e induce lo sguardo a percorrere lo spazio in varie direzioni alla ricerca di punti fissi di interesse, che si verificheranno momentanei e ambigui; in virtù dell’esistenza dei punti privilegiati rispetto ad altri. Cioè l’effetto di prevalenza non è mai predeterminato, ma deciso dal fruitore che si pone in contatto emotivo con l’opera. Le interazioni coi colori, non risultano da accostamenti contigui, ciò nonostante il colore subisce un’alterazione del suo effetto visivo; luminosità, saturazione, carattere relativo caldo-freddo.
Tale fenomeno è dovuto alle dimensioni(relativamente piccole) dei punto colore in rapporto fra loro e alla distanza da dove vengono percepiti, tanto da avere coscienza dell’esistenza del colore , senza, in realtà, conoscerne la vera natura. Ciò significa che vi sono altre possibilità di fruizione, mediante l’azione di allontanamento o avvicinamento, una ulteriore testimonianza dell’impossibilità di mantenere un rapporto fisso con il punto-colore e col risultato generale.
Antonio Scaccabarozzi, 1977
Prevalenze(2)
Dire che un oggetto più è grande più è visibile è ambiguo, ancor prima che inesatto, poiché si tralascia di precisare a quale distanza dal nostro occhio esso è posto. Tant’è vero che numerose stelle più grandi del sole non sono per noi visibili.
Si verifica, però ,una ambiguità maggiore e meno ovvia, quando ci limitiamo al campo delle immagini, che siano bidimensionali, numerose, in relazione, poste sullo stesso piano, perciò alla medesima distanza dal nostro occhio.
I puntini, in questo caso.
Un campo strutturato con punti di grandezze diverse, fa sorgere a prima vista l’idea di “Prevalenza”,(dei grandi punti rispetto ai più piccoli):questo è appunto un concetto ambiguo.
Sul problema dell’ambiguità ho incentrato il lavoro delle “Prevalenze”, ambiguità riferita al concetto, cioè all’atteggiamento mentale e non alla percezione visiva intesa come fenomeno della visione.
Ciò va detto, per non fraintendere le intenzioni, poiché per dare forma a questa ambiguità (contenuta in quei concetti che tendono ad affermare una verità-ovvietà) mi servo della figura geometrica (punto) più volte assunta a modello di ricerca scientificamente percettiva da parte di studiosi della percezione , coi quali, ma solo per motivo di chiarezza sulla funzione dei ruoli, è lecito fare questa distinzione.
Il problema nella “Prevalenze” è ,invece, quello di mettere in crisi alcune tranquillizzanti certezze o fissità di pensiero mediante la dinamica dialettica, piuttosto che attraverso nuove o ulteriori certezze.
Antonio Scaccabarozzi, 1977
(CONFINE)
‘Ekleipsis 11’ 2002 cm.68x98, polietilene.
I confini reali di questi lavori, sono determinati dalla misura-forma tagliata nel materiale-colore.
I confini ideali si creano spostando il punto di percezione di fronte all’oggetto occultando la superficie sottostante.
La “eclissi” dura il tempo impiegato nella sosta.
I confini emozionali sono relativi alla lettura, ai modi diversi di godere l’idea.
Lo sguardo attraverso…
Sto guardando in giardino da una finestra del pianoterra. Mi soffermo sul muro chiaro parzialmente ricoperto dall'edera. Trovo interessante il rapporto che si è creato fra le zone verdi e quelle ancora libere. Sarà di breve durata. L'edera si propaga sempre più e presto sarà tutta un'altra cosa.
Guardo ancora qua e là, poi rientro con lo sguardo. Ho giusto il tempo per rendermi conto di avere osservato la scena attraverso una tendina trasparente, il vetro della finestra, la zanzariera, la ringhiera di ferro battuto, senza accorgermi della loro presenza. Riprovo il percorso nell’insieme. Ora quegli oggetti frapposti, che non avevo notato, acquistano enorme importanza nella ripartizione dello spazio in distanza. Generano numerose connessioni, rimandano indietro la loro immagine e nello stesso tempo lasciano passare lo sguardo. La constatazione di tutto ciò mi provoca una forte e sentita emozione. E’ la stessa sensazione che provo visitando il tempio di Éfesto. Allorché gli giro intorno, le colonne lasciano intravedere il muro interno, e da certe angolazioni lo chiudono completamente, provocando così un misto magico di aria circolante e di ulteriore protezione a ciò che è custodito all'interno.
Accadeva cinque anni fa ad Atene.
Da allora mi sono trovato spesso a riflettere su quella condizione emotiva, quando dovevo pensare i nuovi lavori.
Le opere del 1996-1997, hanno sottolineato il ritorno all’ambito “pittorico”, con figure piane a linee appena trasversali, ottenute tagliando il polietilene. Venivano applicate al muro nella parte superiore, così da sollevarsi liberamente e ricadere con la leggerezza del loro corpo, al primo movimento d’aria.
Negli ultimi due anni i lavori pur mantenendo le peculiarità principali, hanno avuto uno sviluppo nella forma e si presentano sospesi nello spazio, accavallati a un filo di nylon teso fra due chiodi.
L’idea è di porre l’opera come zona-limite di forze contrapposte. Dove la tensione che si instaura fra la configurazione dell’oggetto e lo sguardo che l’oltrepassa, carichi questa idea di vitalità.
Antonio Scaccabarozzi
Atene Luglio 1995
Montevecchia 2000
GIALLO DI NAPOLI
Avevo dieci anni, quando tutte le domeniche pomeriggio andavo a trovare Alessandro Scaccabarozzi cugino di mio padre, mi recavo da lui per vederlo dipingere. Era un tipo molto simpatico, speciale nei modi e nel parlare. Mi piaceva la sua strana maniera di porsi perché lo rendeva unico. Voci sostenevano che dipingeva per vera passione. Con me si vantava di aver interrotto gli studi all’Accademia di Brera, per via di professori incapaci di capire il suo bisogno di libertà artistica. Io avevo gia visto i suoi quadri, avevo notato la differenza che c’era con i quadri dei grandi Maestri riprodotti sui libri. Era normale me l’aspettavo, ma io volevo vederlo fare, la pittura tradotta in atto, e le domeniche pomeriggio erano le occasioni che mi si offrivano, dato che lui dipingeva solo nel tempo libero.
Arrivando a casa sua, lo trovavo seduto davanti al cavalletto, completamente assorto nel silenzio con una finestra aperta sul giardino e immerso nei profumi dei colori ad olio, della trementina e delle vernici. Profumi che m’introducevano piacevolmente a quelle che diventarono le abituali lezioni e rappresentazioni domenicali.
Il luogo era un salotto di famiglia, il cavalletto con il quadro messo in buona luce vicino alla finestra. Fin dall’inizio mi sorpresi di non trovare alcun riferimento fra il dipinto e la realtà circostante, cercai di capire dove avrebbe preso le immagini da dipingere, in sostanza mi accorsi che lui guardava solo nel quadro. Distoglieva lo sguardo, quando doveva mescolare i colori sulla tavolozza. Il paesaggio era nella sua mente.
Ogni volta dopo un breve saluto io mi collocavo tranquillo alle sue spalle, a guardare in silenzio cosa sarebbe successo, senza che lui fosse minimamente infastidito. Da parte mia dopo aver accettato l’idea che s’inventasse i paesaggi, la mia curiosità era di vedere come sarebbe evoluto il quadro che stava facendo, perché un paesaggio è pur sempre un dipinto interessante, ma era molto diverso veder dipingere un albero, un prato, piuttosto che una casa o un cielo.
Una domenica sul cavalletto c’era un quadro, che aveva alcune parti appena accennate e altre portate a termine. L’impianto generale era occupato da due terzi di cielo blu, con nuvole bianche che dominavano un paesaggio esteso orizzontalmente in basso. Dopo un bel po’ di tempo trascorso ad occuparsi del cielo con il bianco, il blu, e il grigio, da un tubetto schiacciò un colore assai scialbo sulla tavolozza. Intinse il pennello e appena lo dipinse sulle nuvole qua e là, il cielo s’ illuminò di colpo. Io manifestai un grande entusiasmo per l’accaduto e con enorme eccitazione chiesi che cosa fosse, cosa era stato a causare un tale cambiamento. Rispose che era stato il Giallo di Napoli. Senza dare altra spiegazione.
Quel giorno tornai a casa veramente entusiasta, col nome di un colore misterioso in testa, e sempre più convinto che da grande avrei fatto il pittore.
Le mie visite continuarono per tutta la stagione estiva. In seguito mi resi conto che mi recavo da lui, con la speranza di veder dipingere i cieli dei suoi paesaggi. Il desiderio era di rivivere l’emozione che il Giallo di Napoli mi aveva dato la prima volta. Ormai mi annoiavo a vedere dipingere le altre parti del paesaggio. A dipingere il cielo, Alessandro ci metteva più energia. Il pennello scorreva libero, con movimenti arrotondati, e il dipinto progrediva visibilmente, rispetto a tutto il resto che appariva lento e indeciso.
Ogni volta, osservavo le possibilità che avevano gli artisti di fare qualcosa d’eccezionale.
Un minimo intervento sulla materia poteva causare un tale cambiamento, da rimanere stupefatti. Ciò che un attimo fa era spento, insoddisfacente, si poteva immediatamente rendere interessante. Un colore al quale non si sarebbe dato alcun potenziale, bastava metterlo in relazione con alcuni colori diversi per scatenare un’energia miracolosa inattesa. Pensai a quante possibilità sconosciute ci sarebbero state ancora da scoprire in futuro.
Oltre al fascino che la pittura esercitava su di me, le lezioni domenicali rafforzarono in me il desiderio di conoscere. Mi resi conto della complessità e dell’impegno che avrebbe richiesto la conoscenza del fare. I materiali, le tecniche, lo studio della storia dell’arte. Assolutamente volevo capire e imparare, ed ero sicuro che la stagione successiva, sarei stato io il pittore. Così cominciai a dipingere.
Un’altra occasione di imbattermi nel Giallo di Napoli, fu all’epoca della scuola d’arte. Il nostro professore impartiva spesso lezioni su quello che chiamava la “pulizia della tavolozza”, intendendo con questo farci mescolare i colori il meno possibile. Ricorrendo soprattutto all’uso dei primari, secondari, o al massimo i terziari, evitava così i toni a scendere nella scala cromatica. Giustamente, a sostegno di questa tesi, ci mostrava come Matisse, pur dipingendo il ritratto di donna aveva evitato i colori di pelle, non solo, ma che nell’incarnato aveva dipinto le ombre di viola e di verde, creando nuove regole, facendo “cantare” i colori rispetto alle abituali “tavolozze pittoriche” precedenti.
La lezione di Matisse, e la sete di conoscenza, rimandava inevitabilmente a Mondrian e agli artisti della Bauhaus che allora per noi erano novità che io sfogliavo in biblioteca con grande interesse. Trovare una ragione per usare il Giallo di Napoli a quel tempo era pressoché impossibile. Il giallo di Napoli era usato nella tradizione soprattutto per dipingere gli incarnati di nudi e ritratti, tutte cose erroneamente ritenute appartenenti al passato. Non solo, ma a scuola questo colore non era neanche nominato, se non a scopo denigratorio. Sempre con un’espressione di disgusto molto esplicita.
Da allora il Giallo di Napoli, pigmento legato alle sue storie rimase nell’oblio.
Il mio lavoro artistico è continuato nel tempo, senza ragione d’interessarmi a questo colore.
Un giorno di qualche mese fa stavo guardando ‘Banchisa 21’, che faceva parte di un ciclo di lavori in Polietilene durato otto anni. Questo lavoro mi ricordò le storie passate legate a questo strano colore, tanto da non potermi liberare facilmente, infatti, cominciai a pensarlo, chiedendomi perché fosse tanto bistrattato.
Io lo conoscevo già questo colore, eppure trovavo difficoltà perfino a definirlo.
Nel linguaggio convenzionale in genere i colori si definiscono facendo il loro nome, perché li conosciamo. Dicendo – rosso – il colore si presenta alla nostra immaginazione. Cosi come; grigioverde, viola, giallo limone, e via di seguito. Per il Giallo di Napoli invece si dovrebbe ricorrere a diversi diminutivi messi in fila come per esempio: Giallino, ocragrigino, giallopaglerinorosato, come succede alle tonalità chiaramente indefinibili a parole.
La complicazione sorge perché il giallo di Napoli è in sostanza un grigio nella sfera cromatica e Grigio evoca generalmente il tono medio che è composto dal nero e dal bianco. Detto invece nella sua posizione all’interno della sfera cromatica, dovremmo dire: Grigio verso il bianco e verso il giallo, o qualcosa del genere, senza poter precisare a parole la sua vera posizione. Insomma è uno di quei colori che vanno composti, più che essere detti.
Per queste sottili assurde considerazioni e per le sue storie affiorate dalla memoria, questo colore mi stava interessando, non avrei mai pensato che ciò succedesse per il giallo di Napoli. Più lo pensavo e più diventavo curioso di sapere di più. Era venuto il momento di usarlo, per toglierlo da quella condizione confusa, ma soprattutto per sfida; fare un lavoro dal quale aspettarsi qualcosa di sorprendente.
Stava diventando una fissazione connotata di vero e proprio fascino.
Sapevo che il modo migliore per togliermi una fissazione era di includerla nel lavoro, già era successo altre volte. Realizzai qualche prova di chiarimento, precisai i risultati, fino ad ottenere sviluppi che mi parvero interessanti. Poi un quadro.
Tutti i colori possiedono potenzialità diverse e particolari, che spesso restano sconosciute finché qualcuno ne coglie l’importanza e in qualche modo la rende visibile.
E’ il mio modo di rendere giustizia ad un colore senza colpa.
Così ora sto lavorando col Giallo di Napoli…e vicinanze, finché sarà interessante.
Antonio Scaccabarozzi
25 RIFERIMENTI
Una mostra d’arte si può fare in tanti modi. Il modo più usuale è quello dove l’artista espone le sue ultime opere, con la vivida speranza di vedere soddisfatto il desiderio del nuovo artistico, per sé e per gli altri. Ma anche quando si presentano le ultime opere, spesso capita che queste non siano state realizzate per questa mostra, ma siano il risultato complessivo di una necessità creativa continuata nel tempo. Opere preesistenti e in seguito impiegate per un altro scopo, già considerate in ambito diverso dall’autore, che sceglie poi quelle più rispondenti all’idea della mostra che vuole fare.
In generale questo tipo di mostre si assomigliano tutte. Svolgono la loro funzione informativa e si qualificano per la qualità delle opere, per la personalità dell’autore, che si trova in questi casi, privato di quel divertimento creativo, che sorge immediato stimolato da fatti insoliti, imprevedibili, che sembrano aver nulla a che fare con l’arte, ma che almeno nella peggiore delle ipotesi, alimentano un minimo di rischio, di cui troppo spesso si sente la mancanza.
Un’altra concezione di mostra che apprezzo, è diametralmente opposta alla precedente. Nulla di preordinato, non servono le opere che sono state realizzate prima. Altre sono le regole, altre implicazioni si sviluppano, il campo è aperto, tutto è da inventare, anche il senso che dovrà assumere.
Si comincia col visitare il posto dell’allestimento, con la mente aperta agli stimoli, si lascia che le idee affiorino, magari sollecitate da minimi particolari apparentemente trascurabili, o da presenze strutturali preponderanti, o altro che colpisca l’immaginazione al punto tale da liberare un’idea fondamentale, assolutamente ignota poco prima, da sfidare l’eventualità che nulla succeda, oppure che ogni sforzo si riveli banale o insoddisfacente. Avere la capacità d’instaurare un campo d’interazioni pieno di senso, là è il luogo della creatività forte, momento magico d’incontro, tanto vitale che realizzare in opera tangibile si riduca ad un fastidioso controllo dell’idea. Circostanza che si supera inevitabilmente, passando in un’altra area d’azione non priva d’interesse; Come e con che cosa tradurre quest’idea in realtà.
Per questa mostra di Merate dopo un breve sopraluogo, ho constatato che la Sala Civica è dotata di un pavimento predominante, al punto da diventare senza indugio la chiave del discorso.
Ho realizzato 25 pitture che si riferiscono alla forma, colore,misure e disposizione al disegno del pavimento. La posizione sull’alzato di fondo, evidenzia una improbabile continuità che rende manifesta l’intenzione artistica.
Venticinque porzioni che fanno parte di un’installazione, con alcune caratteristiche comuni ma che conservano egualmente la connotazione precipua d’elemento disuguale, autonomo e significante ancorché separato dal contesto dal quale deriva. Non sono uguali sono solo somiglianti, perciò ognuna di loro è in grado di comunicare emozioni differenti.
L’intenzione fondamentale della mostra, è di sottrarre una realtà di cui si è consapevoli (pavimento) restituendone un’altra da assumere criticamente. Confidando nell’ipotesi che, si avveri un evento artistico.
Antonio Scaccabarozzi
In occasione della mostra presso la Sala Civica di Merate, 1994
«Le opere di Scaccabarozzi nascono da una scelta di semplicità, come reazione alla posizione inizialmente romantica di enfatizzazione e di ridondanza dell’immagine e della comunicazione.
Non il mettere bensì il levare è il segreto dell’operazione più sperimentale dell’arte, come dimostrano le ricerche di Von Greavenitz, Morellet e Colombo.
Semplicità che giunge in Scaccabarozzi fi no alla rinuncia dei materiali nobili per riabilitare l’umile tela sulla quale interviene tuttavia non più con il pennello ma con altri strumenti, la fustella a mano, il martello a mano.
La tela è colorata di bianco. Sul piano bianco le tondature da fustella, sollevate di un certo angolo e in una medesima direzione per ogni insieme lineare e ruotando l’angolatura di fi la in fi la, provoca effetti straordinari di ripartizione luminosa. Le ore del giorno e della stagione determinano le infinite variazioni cromatiche delle sue opere.
Qual è l’elemento, il dato di fatto inoppugnabile, che differenzia l’artista da un altro e che lo caratterizza contro il pericolo di una ignominiosa disattenzione?
Nessuna critica, in realtà, si è sforzata di considerare l’artista nella sua globalità di uomo. Io vedo queste opere ma non posso farmi nessuna immagine di colui che le ha realizzate; anche nei momenti storici più felici per la tendenza all’anonimato nell’arte si è avuta coscienza che mancava qualcosa alla sua definizione e lo stesso artista si è sforzato di riguadagnare il ruolo del personaggio. Ma tra la persona e il personaggio che essa vuole rappresentare c’è una grande differenza e a me interessa la persona più che l’artista, così come l’operazione ben più che l’opera.
Ciò che caratterizza Scaccabarozzi è la ricerca di una chiarezza espressiva, di una semplicità totale dei mezzi, nella comunicazione e nella posizione culturale e politica».
Ernesto L. Francalanci, testo a catalogo per la mostra presso la Galleria del Cavallino, Venezia 1973
QUANTITA' ESSENZIALI
Invariabilmente la pittura ha dovuto fare i conti con i supporti , a volte enfatizzandone il ruolo, la funzione estetica. L’arte pittorica ha sempre implicato, non la pittura in sé stessa, ma pittura+supporto. La pittura è sempre stata spiritualizzata.
Un gesto radicale può toglier via il supporto e considerare la pittura in sé stessa?
Certamente, ma a patto che il pensiero abbia saputo restare aderente al fatto, alla materialità del mondo.
Autopresentazione del corpo pittorico, come una sacra rappresentazione: ESSENZIALE
E’ il punto estremo toccato da Antonio Scaccabarozzi, attuale rispetto alla sua biografia artistica. Vorremmo anche dire, senza procedere a dimostrazione alcuna, punto estremo che è risultato di una ricerca lunga nel tempo e coerente.
Ma essenziale non significa semplice atomizzazione del fare pittura. Il soggetto che agisce, lo strumento che stende il colore, il colore stesso,il suo giocare a farsi determinare dalla luce, tempo e spazio: tutto è nuovamente in azione in queste opere prive di supporto.
Ma come ordinare questo vocabolario essenziale? Il tempo mi pare essere il dio ordinatore, che presiede al sorgere e al perire dell’azione pittorica. Sì perché l’esecuzione non tollera incertezze, il corpo è l’anima. Altra è la considerazione che ci si pone negli occhi del pittore: che ha un colore, da questo dominato in una sorta di sensazione corporea che lo guida. Il tempo del colore diventa la dimensione essenziale per Scaccabarozzi. Il pittore risponde ad un bisogno; noi fruitori reagiamo all’immagine definitiva e ne ripercorriamo la storia fatturale. Certo anche per noi l’arte è un bisogno, ma la nostra esperienza muove sempre da una differenza, una distanza o un’alterità.
Si associa volentieri precisione a meccanicità. Ma è un errore, Il tempo meccanico determina la durata possibile dell’operazione: è una questione materiale che dipende dalla natura dei pigmenti. L’artista e il fruitore, come due soggetti opposti rispetto all’opera, vivono tempi, diversi per intensità d’esperienza, e distinti rispetto allo scorrere regolare del tempo orologio. E’ uno dei possibili modi di narrare il farsi qualità della quantità. Tema dominante nel lavoro di Scaccabarozzi è esattamente il convertirsi di questa in quella, o meglio l’unità indissolubile di materia e spirito, per usare un linguaggio obsoleto. Tappe antiche –un decennio fa- furono indagini intorno al concettosi misura e di prevalenza, movendosi sempre entro un asse che dai rilievi della percezione procedeva alla costituzione di una forma. Ma era ed è pur sempre, la forma, il risultato di quell’abbraccio fatale tra quantità e qualità. Tanti abbracci, tante forme. Le manifestazioni hanno esiti distinti: l’acquerello non è il pastello dei diari, né l’inchiostro su polietilene trasparente. La luce qui guizza laddove il vinilico cattura una luce che ha vinto alla fine sulla polvere ma ha perso così la sua nota squillante.
A Scaccabarozzi è essenziale questa morfologia operativa. Per noi è essenziale la permanenza dello stile, una segreta riconoscibilità, nella morfologia degli accadimenti. Il colore è tutto e tutto costituisce un colore: quantità liquida, pressione della spatola, velocità del gesto, energia…la percezione di sé nel tempo.
Mauro Panzera
Gen. 1991
ESPOSIZIONI COLLETTIVE
1965
- Sondrio, Group Show (catalogo a cura di Ferruccio Scala, s.l., s.d.)
1966
- Padova, Galleria Primopiano, 7 Giovani Pittori, dal 21 maggio (brochure, testo di Ferruccio Scala)
1968
- Venezia, Studio Campesan+Galleria Sincron, Oggetti in serie a funzione estetica, dal 17 giugno (invito) MOSTRA ITINERANTE
- Venezia, Galleria Il Canale, Oggetti in serie a funzione estetica, da agosto (invito) MOSTRA ITINERANTE
1970
- Brescia, Centro La Comune, Riusciranno i nostri artisti a fare la storia dell’arte? Antologia di materiali del Centro La Comune e delle Edizioni Amodulo, dal 9 maggio (brochure, a cura di Sarenco)
- Firenze, Le Pavoniere, Arte per Arte, 28 maggio-2 giugno (brochure della mostra e del convegno, a cura di Pierluigi Tazzi, testo di Eugenio Miccini, organizzato da Centro Tèchne)
- Brescia, Galleria Santa Chiara, Aspetti del visivo, dal 7 novembre (brochure)
- Bergamo, Centro 2B, Arte moltiplicata internazionale, novembre (invito)
- Zürich, Kunsthaus, Peau de Lion Zürich 1966-1970, 21 novembre-13 dicembre (catalogo, s.l., s.d.)
1971
- Lonato (Brescia), Palazzo Comunale, Appunti sul nostro tempo. Nuove forme di pittura, 16-24 gennaio
- Novara, Galleria Uxa, Bianco e Bianco, 28 maggio-15 giugno (invito)
1972
- Venezia, Galleria del Cavallino, Faites vôtre jeu, per una ipotesi di autogestione, 6-18 giugno, (catalogo, a cura di Ernesto Francalanci, Edizioni del Cavallino, Venezia 1973)
- Ardesio (Bergamo), Palazzo Comunale, Incontro artistico ad Ardesio, dal 23 luglio (catalogo, a cura di Cesare Fioretti, testo di Umbro Apollonio, in collaborazione con Galleria dei Mille, Bergamo)
- Novara, Galleria Uxa, Group Show, 30 settembre-19 ottobre (invito)
- München, Galerie Thomas Keller, Group Show, 25 novembre-22 dicembre (invito)
- Karlsruhe, Galerie Ubu, Fluorescenti
Osnago (Lecco), Galleria della Cappelletta, Group Show.
1973
- Brescia, Studio Brescia, Artisti d’Avanguardia per la Resistenza Cilena, 7-9 dicembre (catalogo, testi di Mao Tse-Tung e Elidio De Paoli, s.l., s.d.)
1974
- Rottweil, Stadtfest Rottweil, Kunstler machen Fahnen für Rottweil [Gli artisti creano le bandiere per Rottweil], 14-16 settembre (catalogo)
1974-1975
- Graz, Neue Galerie, Werke in der IX Internationalen Malerwochen in der Steiermark, 5 ottobre-11 marzo (catalogo, a cura di Wilfried Skreiner e Werner Fenz, Neue Galerie am Landesmuseum Joanneum, Graz)
- Merate (Lecco), Studio Casati, Group Show, 21 dicembre-10 gennaio
- Bern, Galerie Lydia Megert, Exposition du petit format
1975
- Torino, Il Cortilaccio, Proposte ’75, 22 gennaio-3 febbraio
- München, Galerie Thomas Keller, 5 Jahre Galerie Th. Keller, 15 novembre-23 dicembre (brochure, München)
- Milano, Galleria Bonaparte, Momenti e Tendenze nel Costruttivismo, 25 novembre-23 dicembre
- Milano, Galleria Milano, 10 CP-10 Anni di Carla Pellegrini, dal 15 dicembre.
- Gallignano (Cremona), Centro Gallignano Arte, Sull’opera come campo
- Rapperswil (Svizzera), Galerie Seestrasse, Internationale Kleinformat
- Spreitenbach (Germania), Konstructive Kunst.
1976
- Como, Circolo Culturale Serre Ratti, S.R. Edizioni Serigrafiche 1975 del Circolo Culturale Serre Ratti, 17 febbraio-26 marzo (brochure, Edizioni Serigrafiche, Circolo Culturale Serre Ratti, 1975
- Olten, Kunstmuseum, Méfiez- vous de l’art! Kunstsammlung Helmut Dudé, 9 maggio-4 luglio, (catalogo, a cura di Helmut Dudé, Zobrist & Hof AG, Pratteln, 1976)
- Milano, Palazzo della Permanente, 50 artisti per le fabbriche in lotta, 19 maggio-15 giugno.
- Bergamo, Palazzo della Ragione, L'esplorazione percettiva, luglio (catalogo, testo di Umbro Apollonio, Associazione Amici dell’Arte e degli Artisti, Arti Grafiche Monti, Bergamo, 1976)
- Modigliana (dal 31 luglio), Forlì (dal 26 settembre), XII Premio Silvestro Lega 1976 (catalogo, a cura di Umbro Apollonio, Luciano Caramel, Maurizio Fagiolo, Modigliana Accademia degli Incamminati, Modigliana)
- Paris, Grand Palais des Champs-Elysées, Grands et Jeunes d’aujourd’hui, 16 settembre- 17 ottobre, (catalogo, testo di Henry Galy-Carles, SMI, Paris)
1977
- Bergamo, Galleria Lorenzelli, L’interrogazione sistematica. Nato Frascà: De-costrutione, Paolo Minoli: Sequenza, Antonio Scaccabarozzi: Monocromia, 30 maggio-30 giugno (catalogo, testi di Luciano Caramel, Attilio Marcolli, Alberto Veca e altri, Erba, Grafica Rogenese 1978). MOSTRA ITINERANTE
- Finale Ligure Borgo (Savona), Studio Rotelli, L’interrogazione sistematica. Nato Frascà: De-costrutione, Paolo Minoli: Sequenza, Antonio Scaccabarozzi: Monocromia, dal 9 luglio (brochure, testo di Paola Mola; catalogo, testi di Luciano Caramel, Attilio Marcolli, Alberto Veca e altri, Erba, Grafica Rogenese 1978). MOSTRA ITINERANTE
- Falconara (Ancona), Galleria Il Falconiere, L’interrogazione sistematica. Nato Frascà: De-costrutione, Paolo Minoli: Sequenza, Antonio Scaccabarozzi: Monocromia, dal 16 luglio, (brochure, testo di Giovanni Anzani; catalogo, testi di Luciano Caramel, Attilio Marcolli, Alberto Veca e altri, Erba, Grafica Rogenese 1978). MOSTRA ITINERANTE
- Gallignano (Cremona), Centro Gallignano Arte, L’interrogazione sistematica. Nato Frascà: De-costrutione, Paolo Minoli: Sequenza, Antonio Scaccabarozzi: Monocromia, agosto-settembre (catalogo Documenti da Gallignano, testo di Brunella Antomarini; catalogo, testi di Luciano Caramel, Attilio Marcolli, Alberto Veca e altri, Erba, Grafica Rogenese 1978). MOSTRA ITINERANTE
- Berna, Galerie Lydia Megert, L’interrogazione sistematica. Nato Frascà: De-costrutione, Paolo Minoli: Sequenza, Antonio Scaccabarozzi: Monocromia, 14-21 settembre (catalogo, testi di Luciano Caramel, Attilio Marcolli, Alberto Veca e altri, Erba, Grafica Rogenese 1978). MOSTRA ITINERANTE.
- Genselkirchen-Buen, Galerie Pa Szepan e Städtische Kunstsammlung, Oldemburg, Kunstverein, Kleines Augusteum, Rationale Konzepte ’77 (catalogo, a cura di Reinhold Lange, Pa Szepan)
1977-1978
- Como, Circolo Culturale Serre Ratti, L’interrogazione sistematica. Nato Frascà: De- costrutione, Paolo Minoli: Sequenza, Antonio Scaccabarozzi: Monocromia, 15 dicembre-16 gennaio, (catalogo, testi di Luciano Caramel, Attilio Marcolli, Alberto Veca e altri, Erba, Grafica Rogenese 1978). MOSTRA ITINERANTE
1978
- Milano, Centro Rizzoli, Documenti ’77. L’interrogazione sistematica. Frascà, Minoli, Scaccabarozzi, 23 gennaio-8 febbraio (catalogo, testi di Luciano Caramel, Attilio Marcolli, Alberto Veca e altri, Erba, Grafica Rogenese 1978). MOSTRA ITINERANTE
- Merate, Studio Casati, Group Show, 29 gennaio-28 febbraio.
- Graz, Neue Galerie am Landesmuseum Joanneum e Künstlerhaus, Der Rahmen, meine Welt. Die Sammlung einer Italineschen Tischler 8-31 ottobre, (catalogo, a cura di Wilfried Skreiner, Graz)
- Abano Terme (Padova), Palazzetto dello Sport, Poesia e Prosa delle Avanguardie. Mostra retrospettiva “Lotta Poetica 1971-75”. Istruzioni per l’uso delle Avanguardie. Rassegna Internazionale d’Arte, 5 novembre-5 dicembre, (catalogo, a cura di Sarenco e Paul De Vree, Factotum-art Edizioni, Brescia)
- Bergamo, Galleria Lorenzelli, Grafica 2. Esposizione di grafica di artisti contemporanei, dicembre
- Das Schubladenmuseum-Le Musée en Tirors-The Museum of Drawers, Kunsthaus Zürich, (catalogo, a cura di Herbert Distel, testo di Peter Killer, Kunsthaus Zürich).
- Gelsenkircher (Germania), Galerie Pa Szepan, Kunstszene Oberitalien.
- Termoli (Campobasso), Castello Svevo, XXIII Rassegna Nazionale d’Arte
1979
- Bergamo, Galleria Lorenzelli, 99 sculture di artisti contemporanei italiani e stranieri, 5 maggio-giugno (brochure, testi di Alberto Veca e Nato Frascà).
- Bern, Galerie Lydia Megert, Artists Books, 20 novembre-31 gennaio.
- Bolzano, Galleria Il Sole, Mostra numero cento.
1980
- Bergamo, Galleria Lorenzelli, Museo Vivo. Itinerari d'Arte Contemporanea, 4 giugno-20 luglio.
1981
- Düren, Leopold-Hoesch Museum, Das Papier, 10 maggio-19 luglio (catalogo, a cura di Dorothea Eimert).
1981-1982
- Lecco, Villa Manzoni, 30 Anni d’arte italiana 1950-1980, novembre 1981-gennaio 1982 (catalogo, a cura di Eligio Cesana, testi di Eligio Cesana, Luisa Somaini, Comune, Assessorato istruzione cultura, Musei civici, Lecco)
1982
- Venezia, Galleria dell’Opera Bevilacqua La Masa, Galleria d’Arte Moderna di Cà Pesaro, Arte nel Veneto: ’70-’80. Saggio di materiali visivi, 9-30 giugno (catalogo, a cura di Toni Toniato)
- Venezia, Galleria di Cà Pesaro, Extramedia.
- Bergisch Gladbach, Städtische Galerie Villa Zanders, Medium Papier, 10 luglio-29 agosto, (catalogo, a cura di Wolfgang Vomm e Dorothea Eimert, Städtische Galerie Villa Zanders, Bergisch Gladbach, 1982)
1983
- Bernareggio (Monza-Brianza), Palazzo Comunale, Arte Rassegna 1983. Presenze in Brianza, 18 giugno-20 luglio (catalogo, Cooperativa Nuova Brianza, 1983)
1984
- Arcore (Monza Brianza), Psichiatria-Nicaragua.
- Lecco, Palazzo Falck, Psichiatria-Nicaragua.
1985
- Genova, Museo Villa Croce, 1930-1980 Astrattismo in Italia nella raccolta Cernuschi Ghiringhelli, 2 febbraio-28 aprile (catalogo, a cura di Guido Giubbini, Electa, Milano)
- Bremen, Galerie Katrin Rabus, Lavori su carta.
1986
- Friedberg, Galerie Hoffmann, Die Ecke = the corner = le coin, 27 marzo-29 maggio (catalogo, testo di Verena Auffermann, Friedberg, Hoffmann Editions) MOSTRA ITINERANTE
- Milano, Centro Culturale IMMAGINI KOH-I-NOOR, Per Nanni Valentini, 3- 28 giugno (invito)
- Como, Salone San Francesco, Associazione Culturale Arti Visive di Como, Matita su carta. Il disegno a Como dal 1900 al 1986, 7-28 settembre (catalogo, a cura di Luciano Caramel, Como nel disegno, Enzo Pifferi Editore, Como, 1987).
- Milano, Centro Annunciata, I ragazzi del ’36, dal 3 ottobre (catalogo, a cura di Maurizio Chierici e Bruno Grossetti)
- Como, Circolo Culturale Serre Ratti,
- Sesto San Giovanni (Milano), Rondottanta, Per Nanni Valentini MOSTRA ITINERANTE
1987
- München, Galerie der Kunstler, Emotion und Methode / Emozione e Metodo, 17 luglio-19 agosto (catalogo, a cura di Jockel Heenes, Eberhard Simons, Hirmer, München) MOSTRA ITINERANTE
- Bern, Galerie Lydia Megert, Group Show, 30 ottobre-14 novembre.
1988
- Ingolstadt, Kunstverein Ingolstadt, Emotion und Methode / Emozione e Metodo, 5 febbraio-6 marzo (catalogo, a cura di Jockel Heenes, Eberhard Simons, Hirmer, München) MOSTRA ITINERANTE
- Sitten, Walliser Kantonsmuseum, Die Ecke = the corner = le coin, 19-27 marzo (catalogo, testo di Verena Auffermann, Friedberg, Hoffmann Editions) MOSTRA ITINERANTE
- Darmstadt, Kunstverein Darmstadt, Emotion und Methode / Emozione e Metodo, 8 maggio-12 giugno (catalogo, a cura di Jockel Heenes, Eberhard Simons, Hirmer, München) MOSTRA ITINERANTE
- Vacciago (Novara), Fondazione Calderara, Una cartolina per la collezione.
1990
- Lüdenscheid, Städtische Galerie Lüdenscheid, Temporale, 18 maggio-1 luglio (catalogo, a cura di Uwe Obier, testo di Christine Dirnaichner, Lüdenscheid, Seltmann GmbH) MOSTRA ITINERANTE
- Mülheim an der Ruhr, Kunstmuseum Mülheim an der Ruhr, Temporale, 11 agosto-23 settembre (catalogo, a cura di Uwe Obier, testo di Christine Dirnaichner, Lüdenscheid, Seltmann GmbH) MOSTRA ITINERANTE
1991
- Lecco, Palazzo Falck, I passi di cotone, 28 maggio-8 giugno (brochure)
- Agrate (Monza-Brianza), Galleria la Meridiana, Group Show.
- Badenweiler, Dr. Luise Krohn Galerie, Entschieden+ Consequent.
1991-1992
- Badenweiler, Dr. Luise Krohn Galerie, Farbe und Struktur, 10 novembre-fine gennaio (invito)
1992
- Bergisch Gladbach, Städtische Galerie Villa Zanders, Only Paper? Paper als künstlerische Medium, da gennaio (catalogo, a cura di Wolfgang Vomm e Regine Klein, ICS Communikations-Service GmbH, Bergisch Gladbach)
- Desio (Monza-Brianza), Villa Tittoni-Traversi, Per Incantamento Segno e Disegno, da ottobre (catalogo, a cura di Stefano Crespi, Graficart, Biassono, Milano)
1993
- Roma, Scuderie di Palazzo Ruspoli, Art & Tabac. 200 opere d’arte per una battaglia di tolleranza, 3-28 novembre (catalogo, direzione artistica di Pierre Restany, Edizioni C.T. Milano) MOSTRA ITINERANTE
- Antwerpen, Groothandel Schoenmarkerij Swenters, Shoes or not Shoes (catalogo, a cura di Pierre Bogaerts e Veerle Swenters)
1994
- Riccione, Palazzo del Turismo, Art & Tabac. 200 opere d’arte per una battaglia di tolleranza, 28 luglio-28 agosto (catalogo, direzione artistica di Pierre Restany, Edizioni C.T. Milano) MOSTRA ITINERANTE
- Bremen, Galerie Katrin Rabus, Die Kunst zu ändem, 1 novembre-12 dicembre (brochure, testo di D. E. Sattler)
- Trezzo sull’Adda (Milano), Galleria d’arte Trezzo, Group Show.
1995
- Bremen, Galerie Katrin Rabus, Group Show.
- Wien, Osterreischisches Tabak Museum, Art & Tabac
1996
- Trevi (Perugia), Palazzo Lucarini, Primo Premio Trevi Flash Art Museum, gennaio-febbraio, (catalogo, Trevi Flash Art Museum, Giancarlo Politi Editore, Milano).
- Friedberg, Galerie Hoffmann, Hypotheses Experiment Erfindung, 1 giugno-1 settembre
- Erfurt, Galerie im Hause Dacheröden, Farbe-Konkrete Kunst. dal 5 luglio.
- Bremen, Galerie Katrin Rabus,
- Lyon, Artothèque, Villeurbanne, Artothèque - Maison du livre de l’image et du son François Mitterand, Collection Monin. Dixieme Anniversaire. (invito)
- Monticelli Brusati (Brescia), varie sedi, Punto di Vista
1997
- Agrate (Monza- Brianza), Palazzo Comunale,
- Bremen, Galerie Katrin Rabus, Nuovi lavori su carta.
- Friedberg, Galerie Hoffmann, Transparenz
- Omegna (Verbano-Cusio-Ossola), Galleria Spriano, Opere anni 70.
- Verona, Erospazio, Ambarabacicicocò.
1998
- Trevi, Palazzo Lucarini, Prima Biennale d’Italia di arte contemporanea, marzo-maggio (catalogo, testi di Giancarlo Politi e Paolo Nardon, Giancarlo Politi Editore, Milano).
- Lecco, Galleria Melesi, Verso il sole, 16 maggio-27 giugno
- San Benedetto del Tronto (Ascoli-Piceno), Palazzina Azzurra, Posizione K. Arte Installata, 30 luglio-3 agosto (catalogo, a cura di Roberta Ridolfi, Comune di San Benedetto Tronto)
1999
- Milano, Refettorio delle Stelline, Collezione Calderara, 25 marzo-25 aprile
- Bremen, Galerie Katrin Rabus, Die Musik ist wie die Malerei. 20 Jahre Galerie Katrin Rabus Bremen, 7-21 maggio (brochure)
- Lecco, Torre Viscontea, Morterone tra natura e arte, 28 maggio-27 giugno (catalogo: Lecco Artefestival, 22 maggio-12 luglio 1999, testo per la mostra Morterone tra natura e arte di Lorenzo Mango)
- Novara, Centro Culturale d’Arte la Canonica, Calderara e gli artisti della sua collezione, 9-30 ottobre (catalogo, a cura di Enzo De Paoli e Roberto Moroni, Nuova Tipografia di San Gaudenzio)
- Merate (Lecco), Palazzo Prinetti, Colori di vita, 20-28 novembre (catalogo, testo di Luigi Marsiglia, Arti Grafiche Bertoni, Verderio Inferiore, Lecco, 1999)
- Freiburg, Kunstverein Freiburg, Das Soll kunst Sein.
- Parigi (Francia), Galerie du Jour Agnès B., Carte blanche pour la couleur.
2000
- Gmunden, 10. Gmundner Symposion, Das entgrenzte Bild, Salzgitter, 22-24 settembre (mostra e catalogo a cura Dietfried Gerhardus, testo per Scaccabarozzi di Wolfgang Vomm, Krüger Druck+Verlag GmbH, Saarbrücken 2001) MOSTRA ITINERANTE
- Montbéliard, Centre Régional d’Art Contemporain, Matériau: couleur, 23 settembre-19 novembre (catalogo, a cura di Mel Gooding, Centre Régional d’Art Contemporain, Montbéliard 2000)
- Sharjah (Emirati Arabi Uniti), Sharjah Art Museum, Mailart Show.
2001
- Salzgitter, Städtische Kunstsammlungen, Das entgrenzte Bild, Salzgitter, 10 giugno-22 luglio (mostra e catalogo a cura Dietfried Gerhardus, testo per Scaccabarozzi di Wolfgang Vomm, Krüger Druck+Verlag GmbH, Saarbrücken 2001) MOSTRA ITINERANTE
- Gent, Het Museum voor Schoene Kunster, Shoes or not Shoes, 12 luglio-26 agosto (invito)
- Bonn, Gesellschaft für Kunst und Gestaltung, Das entgrenzte Bild, 10 ottobre-3 novembre (mostra e catalogo a cura Dietfried Gerhardus, testo per Scaccabarozzi di Wolfgang Vomm, Krüger Druck+Verlag GmbH, Saarbrücken 2001) MOSTRA ITINERANTE
- Saarbrücken, Galerie St. Johann, Poesie der Farbe
2002
- San Donato Milanese (Milano), Galleria d’Arte Contemporanea Cascina Roma, Giorgio Morandi e i “morandiani”, 18 maggio-23 giugno (catalogo, a cura di Angela Madesani, Graficart, Formia, Latina 2002)
- Ludwigshafen am Rhein, Wilhelm-Hack Museum, Das entgrenzte Bild, 20 settembre-24 novembre (mostra e catalogo a cura Dietfried Gerhardus, testo per Scaccabarozzi di Wolfgang Vomm, presentazione di Ulrike Lehmann, Richard W. Gassen, Krüger Druck+Verlag GmbH, Saarbrücken 2001) MOSTRA ITINERANTE
- Lüdenscheid, Museen der Stadt Lüdenscheid, Städtische Galerie Lüdenscheid, Kein Strich zuviel, 13 ottobre-10 novembre (catalogo, testi di Rolf Nickel, Anneliese Knorr, Burkhard Leismann, e altri, Seltmann GmbH, Lüdenscheid 2002)
- Saarbrücken (Germania), Galerie St. Johann, 25+25.
- Würzburg, Museum im Kulturspeicher Würzburg, Konkrete Kunst in Europa nach 1945 / Concrete art in Europe after 1945, Die Sammlung Peter C. Ruppert / The Peter C. Ruppert Collection (catalogo)
2003
- Sharjah, The Museum of Art, The Museum of Arab Contemporary Art and The New Art Center, Sharjah International Biennal 6, 8 aprile-8 maggio (Biennale e catalogo, a cura di Hoor Al-Qasimi e Peter Lewis).
Friedberg (Germania), Galerie Hoffmann, Hommage to… the square, 5 luglio-13 settembre. - Newbridge, The Riverbank Arts Center, Triangolino-The Italian connection, 7-26 settembre (catalogo, a cura di Marta Olivetti, testo per Scaccabarozzi di Séan Shanahan)
- Garbagnate Milanese (Milano), Corte Valenti Solario, L’Universo contenuto in un libro. Libri d’Artista, 13-21 settembre (catalogo, a cura di Elisabetta Longari, Icograf, Garbagnate Milanese 2003)
- Lüdenscheid, Museen der Stadt Lüdenscheid, Künstler Knöpfe II (catalogo, a cura di Uwe Obier, DruckVerlag Kettler, Bönen)
2004
- Agrate Brianza, La Meridiana, cArte 2, 20 marzo-10 aprile (invito)
- Milano, Fondazione Mudima, Contagio, dal 21 marzo (catalogo, a cura di Elisabetta Longari)
- Bergisch Gladbach, Galerie Städtische Villa Zanders, Das Material des Künstlers 18 luglio 2004-10 aprile 2005 (catalogo, a cura di Petra Oelschägel e Wolfgang Vomm)
- Nova Milanese (Monza-Brianza), Villa Vertua, XXXX Proposizioni per il percorso al libro d’artista, 6-28 novembre (catalogo, a cura di Giancarlo Denti e Roberto Marchi, CP&V publisher, Seveso, Milano, 2004)
- Robbiate (Lecco), Gelateria Spini-Spini Arte in Gelateria, Pensandoti. Arte in gelateria, dal 19 novembre (mostra a cura di Anastasia Rouchota)
- Saarbrücken, Galerie St. Johann, Multiple Grafik und Objekte II, 27 novembre 2004-11 gennaio 2005 (brochure)
2005
- Basel, Galerie Katharina Krohn, Group Show.
- Bremen, Galerie Katrin Rabus, Group Show.
- Lecco, Torre Viscontea, Ragione-Emozione MOSTRA ITINERANTE
2006
- Mouans-Sartoux, Espace de l’Art Concrete Donation Albers- Honegger, Art Multiple, 29 gennaio-11 giugno.
- Freiburg, Kunstraum Alexandre Bürkle, Raumwechsel 5, 12 marzo-18 giugno (brochure)
- Saarbrücken, Galerie St. Johann, Wunderkammer, 25 novembre 2006-13 gennaio 2007 (catalogo, a cura di Jo Enzweiler e Sigurd Rompza)
- Basel, Galerie Katharina Krohn, Group Show.
- Houston, Wade Wilson Art, Close Proximity: Works of Intimate Scale
2007
- London, Beardsmore Gallery, 8 X Konkret. Concrete art in Europe today Selected by Galerie St.Johann, Saarbrücken, 6 giugno-7 luglio (catalogo, a cura di Jo Enzweiler e Sigurd Rompza)
- Paris, Galerie Jean Fournier, Carte blanche a Eric de Chassey et Pierre Wat, 6 settembre-6 ottobre
- Leiden, Stedelijk Museum de Lakenhal, Thank you De Schenkingen Merkus en Cleveringa, 12 ottobre 2007-6 gennaio 2008
- Milano, Cavenaghi Arte, Dedicate 3, dicembre (catalogo, a cura di Alberto Veca).
2008
- Basel, Galerie Katharina Krohn, Kunst in Basel, 23 maggio-28 giugno
- Lecco, Galleria Melesi, Les Cultures, 100 idee contro la fame, 3-11 giugno (mostra ideata da Anna Anghileri e Francesca Brambilla, Comitato scientifico: Francesca Brambilla, Mario Spreafico, Michele Tavola, testi in catalogo di Paola Amigoni, Mariagrazia Dell’Oro, Michele Tavola, Edizioni Les Culture, Laboratorio di Cultura internazionale onlus, Lecco)
- Graz, Neue Galerie am Landesmuseum Joanneum, Viaggio in Italia, Italienische Kunst 1960 bis 1990, 13 giugno 2008-25 gennaio 2009 (catalogo: a cura di Christa Steinle e Gudrun Danzer, Reiber & Reimer, Graz, 2008)
2009
- Saarbrücken, Galerie St. Johann, Arbeiten auf Papier-Konkret. 40 Jahre Galerie St. Johann
2010
- Saarbrücken, Galerie St. Johann, SchauLager-LagerSchau.
2011
- Freiburg, Kunstraum Alexandre Bürkle, Malerei #011 - Ungegenständlich Heute!, 19 giugno-18 settembre
- Bologna, Galleria P420, Alfabeti della mente, 22 ottobre 2011-7 gennaio 2012 (catalogo, a cura di Angela Madesani)
- Vimercate (Monza-Brianza), Heart-Spazio Vivo, Da Gianni Colombo a Joseph Beuys. L’avventura dello Studio Casati nella Brianza degli anni ’70, 26 novembre-18 dicembre (brochure, a cura di Simona Bartolena, testo di Antonio Scaccabarozzi).
- Bern (Svizzera), Galerie Annex, Galerie Lydia Megert: mise au point.
2012
- La Spezia, CAMeC-Centro d’Arte Moderna e Contemporanea della Spezia, Superfici sensibili. Dialoghi con il supporto, 30 maggio-30 settembre (catalogo: a cura di Marzia Ratti, Edizione Istituzione Servizi Culturali, La Spezia)
- Bologna, Galleria P420, Un’ opera per un libro d’artista, 6 settembre-6 ottobre.
- Mezzago (Monza-Brianza), Maggio Biblioteca Comunale di Mezzago, Giallo, (a cura di Simona Bartolena).
2013
- Basel, Galerie Katharina Krohn, Andreas Karl Schulze, Giorgio Griffa, Antonio Scaccabarozzi, 15 maggio- 29 giugno (invito).
- Brescia, Fondazione Berardelli, 6 Stanze, 26 giugno-30 settembre
2014
- Vimercate (Monza-Brianza), MUST-Museo del territorio, Percorsi nella materia II; 2 febbraio-30 marzo (mostra e catalogo, a cura di Simona Bartolena).
- Morterone (Lecco), Palazzo delle Paure, Morterone: una soglia poetica. Natura Arte Poesia, 13 settembre-9 novembre (catalogo, a cura di Epicarmo Invernizzi e Francesca Pola, testi di Daria Ghirardini e Francesca Pola).
- Brescia, Galeria Kanalidarte, Italia Zero / Cross Reference. italica ars ab ovo incipit, 4 ottobre-15 novembre (catalogo, a cura di Afra Canali e Stefano Crosara, testi di Afra Canali, Anna Canali, Melania Gazzotti, e altri, Kanalidarte-Arte Struktura 2015)
- Freiburg, Kunstraum Alexandre Bürkle, MATERIAL, 1 dicembre 2014-22 febbraio 2015
- Bonn, Kunstgaleriebonn, Painting and Beyond, 21 dicembre 2014-5 gennaio 2015 (mostra a cura di Stephan Berg, invito)
- Friedberg, Galerie Hoffmann, Es werde Farbe.
2015
- Brugherio, Galleria espositiva Palazzo Ghirlanda Silva, Acqua, 8 febbraio-1 marzo (progetto di HEART-Pulsazioni culturali, a cura di Simona Bartolena, Armando Fettolini)
- Zürich, Galerie La Ligne, Opposition, 23 marzo-30 aprile (invito)
- Praga, Galerie Petr Zaloudek, Milan Grygar, François Morellet, Antonio Scaccabarozzi, 30 aprile-16 giugno (catalogo, a cura di Petr Zaloudek, s. n., Praga 2015).
- Würzburg,Museum im Kulturspeicher, Rendezvous der Länder. Neuhängung der Sammlung Peter C. Ruppert. Konkrete Kunst in Europa nach 1945, dal 10 maggio
- Bonn, Clement&Schneider Galeriehouse, INTRO, 31 maggio-12 settembre
- Milano, Galleria Clivio, 50 opere tra segno e scrittura, 9 giugno-15 luglio.
- Desio, Villa Tittoni, Lissone, Museo di Arte Contemporanea, Tracce di contemporaneo. Collezioni di arte italiana da Lucio Fontana alla contemporaneità nelle ville della Brianza, a cura di Simona Bartolena, Bice Bugatti Club e HEART-Pulsazioni culturali, 11 luglio-30 agosto
- Bonn, Clement&Schneider, Group Show, 27 settembre-21 novembre.
- Freiburg, Kunstraum Bürkle, Collector’s choice only! Material, 1 dicembre 2014-1 febbraio 2015.
- Lissone, Museo d’Arte Contemporanea, Premio Lissone 2016, 3 dicembre-12 febbraio, (a cura di Alberto Zanchetta).
2017
- Milano, Cortesi Gallery, Walter Leblanc e la Neo-avanguardia europea, 13 settembre-21 ottobre (brochure, a cura di Francesca Pola, Mousse Publishing)
- Lugano, Cortesi Gallery, Group Show, 14 settembre-30 novembre
- Praga, Galerie Petr Zaloudek, White Art, 22 settembre-4 novembre (catalogo)
2017-2018
- Cherasco, Palazzo Salmatoris, Lucio Fontana e l’annullamento della pittura. Dal Gruppo Zero all'arte analitica, 14 ottobre 2017-14 gennaio 2018 (catalogo, a cura di Cinzia Tesio, comitato scientifico Cinzia Tesio, Paolo Turati, Maurizio Colombo, Riccardo Gattolin, Dario Lorenzati, Rino Tacchella)
- Genova, Museo Villa Croce, Stefano Arienti. Finestre Meridiane, 15 ottobre 2017-14 gennaio 2018, a cura di Anna Daneri e Francesca Serrati
2018
- Roma, MAXXI, WunderMoRE, 7 marzo-8 luglio (mostra a cura di MoRE - a museum of refused and unrealised art projects: Ilaria Bignotti, Elisabetta Modena, Valentina Rossi,
Marco Scotti e Anna Zinelli) - Venezia, Marignana Arte, WWW-What Walls Want, 23 maggio-8 settembre (mostra e catalogo a cura di Ilaria Bignotti)
- Toulouse, Galerie Barrés Rivet, Group Show, 2 maggio-2 giugno
- Lissone, MAC - Museo d’Arte Contemporanea di Lissone, IXION, 5 luglio-22 settembre, a cura di Alberto Zanchetta
- Torino, Mastio della Cittadella, 100% Italia-Cent’anni di capolavori, 21 settembre 2018-10 febbraio 2019 (mostra e catalogo a cura di Marco Meneguzzo, Claudio Cerritelli, Giorgio Verzotti, Luca Beatrice, Lorenzo Canova, Elena Pontiggia e Luigi Sansone)
2019
- Venezia, Marignana Arte, Ideal Types [Chapter 2], 7 maggio-7 settembre (mostra a cura di Alfredo Cramerotti edElsa Barbieri)
- Milano, Nuova Galleria Morone, Superfici eloquenti, 16 maggio-5 luglio (mostra a cura di Angela Madesani)
- Torino, Pinacoteca Albertina, La pittura in testa, 5-11 giugno (progetto a cura di Anastasia Rouchota)
2019-2020
- Venezia, Marignana Arte, I DREAMED A DREAM, 30 novembre 2019-7 marzo 2020 (mostra a cura di Domenico De Chirico)
2020
- Friburgo, Paul Ege Art Collection,NEARBY – HOW IMAGES SHOW!, 25 ottobre 2020- 28 Marzo 2021
2024
- Parma Palzzo del Governatore, Contemporanea. Capolavori dalle Collezioni di Parma, 20 Aprile - 21 Luglio 2024 (a cura di Simona Tosini Pizzetti)
2024
- Lecco, Palazzo delle Paure, Milano anni '60, 13 Luglio - 24 Novembre (Percorsi del Novecento a cura di Simona Bartolena)
2024
- Lecco, Torre Viscontea, Il tramonto del Paesaggio, 7 Settembre - 29 Ottobre 2024 (a cura di Lorenzo Paolo Messina e Daniele Re)
ERO SICURO CHE … IO IL PITTORE
A PROPOSITO DI ANTONIO SCACCABAROZZI
In un testo dal titolo suggestivo Giallo di Napoli, dove questo colore finisce per rappresentare quel quid inesplicabile che accende un dipinto nello sguardo dell'osservatore, Antonio rintraccia le radici antiche della sua relazione con la pittura. Da bambino, intorno ai dieci anni, andava a trovare il cugino di suo padre per spiarlo mentre era all'opera con tela, pennelli e tavolozza: "[ ... ] io volevo vederlo fare, la pittura tradotta in atto[ ... ]". La curiosità per il processo vinceva sul resto, e instillava la coscienza della natura linguistica della pittura. "Fin dall'inizio mi sorpresi di non trovare alcun riferimento fra il dipinto e la realtà circostante, cercai di capire dove avrebbe preso le immagini da dipingere, in sostanza mi accorsi che lui guardava solo nel quadro".
Il quadro come realtà autonoma rispetto a concetti quali la riconoscibilità e la verosimiglianza di un soggetto gli si è parato davanti come una realtà' incontrovertibile fin dal principio. Questo concetto agevola la comprensione di lavori tanto "ostici" perché disarmanti nella loro tautologica bellezza quanto sono quelli che appartengono al Ciclo in Polietilene, durato otto anni.
Quel materiale anartistico, adottato principalmente per i sacchi dei rifiuti, possedeva caratteristiche impareggiabili all'occhio attento di Antonio: disponibile in diverse colorazioni e in diverse consistenze e spessori, quindi in diversa misura trasparente e traslucido, trattiene, assorbe e rimanda la luce, mentre sembra funzionare come un interessante sviluppo, soprattutto nel senso della "mobilità" e della leggerezza, delle velature, su cuitanto si era concentrato l'autore nelle fasi precedenti (è operativo dal 1977).
Scrivevo nel marzo 2004 in occasione di una mostra collettiva e "interdisciplinare" tenuta al Mudima a Milano: "[. .. ] per Antonio Scaccabarozzi [ ... ] si tratta di spostare continuamente la soglia della visione mettendo costantemente alla prova la visibilità fatta coincidere con la presenza del colore tout court. Pittore che si è sempre concentrato sulla qualità e la quantità delle stesure cromatiche, sul loro comportamento percettivo legato al "peso" e alla leggerezza, al corpo delle stratificazioni e alle trasparenze delle velature, oggi lavora sovrapponendo pellicole di Polietilene di diversi colori, proponendo interessantissime esperienze/limite per l'occhio. Il quadro è diventato da tempo fra le sue mani un oggetto che nelle sue stratificazioni progressive contiene e separa lo spazio e la luce in modo sempre mutevole senza smettere di essere evento pittorico". Con il Polietilene il metodo di creare e sovrapporre strati cambia sostanzialmente; non si tratta più di un supporto qualsiasi che accoglie stesure di colore sovrastanti: esattamente come nell'invenzione del papier decoupè di Matisse, il colore fa tutt'uno con il corpo dell'opera, è il corpo dell'opera. l'ha detto bene Alberto Veca in un testo del 1983: "Nella sua indagine sui materiali [ ... ] Scaccabarozzi ha trovato - ma in questo scoperta e invenzione sembrano seguire dinamiche parallele: la pellicola di Polietilene utilizzata in campo industriale che, una volta trattata per ricevere un adatto pigmento, conosce una trasformazione chimica che rende solidale la stesura cromatica alla superficie". "Quando ho scoperto questo materiale Polietilene, ho subito intuito che possedeva numerose caratteristiche che corrispondevano alle mie aspirazioni di lavorare sulla trasparenza, sulla leggerezza, duttilità, instabilità ecc. Infatti il materiale si rivelò perfetto". Perfetto per la sua reattività, vitalità. Poi, nel 1993, si registra un ulteriore cambiamento dettato dalla natura stessa del materiale: da quel momento in poi, Antonio tende tra due chiodi un filo di nylon sul quale sospende e accavalla, con esiti ancora più precari e meno stabili, i "fogli" del sensibilissimo materiale dalla consistenza membranosa, che captano ogni variazione delle condizioni ambientali e reagiscono a ogni cambiamento elettrostatico del campo magnetico intorno. Lo stesso Antonio ha raccontato a proposito di tali lavori un gustoso aneddoto che ha per protagonista la gatta del gallerista tedesco Ekke Duis:" Una volta trovai evidenti buchi fatti dalle unghie della sua gatta in diversi punti, su un mio lavoro esposto in galleria. Gli feci notare la cosa, mi spiegò che la finestra aperta faceva svolazzare l'opera di Polietilene, attirando l'attenzione della gatta che cercava di aggrapparsi a questa mobilità con dei grandi balzi. [ ... ] A me non vennero i crampi allo stomaco solo perché il movimento in quei lavori era una caratteristica apprezzata, ma quando consideravo cosa potessero temere oltre al fuoco, allo stiramento, al tornado, non avrei mai pensato ad un gatto". Questo era l'uomo, capace di stupirsi delle pieghe impreviste che il suo lavoro comportava, anche agli occhi di un gatto. La volubile vita propria dei "dipinti" di Polietilene obbliga l'occhio dell'osservatore a una continua messa a fuoco, a un doppio movimento: emersione e immersione, sopra e attraverso. "L'idea è di porre l'opera come zona-limite di forze contrapposte", scrive Scaccabarozzi, una soglia. Non gli interessa la ripetitività dello stile sigillato in sé stesso, anzi concepisce sempre di più un'attenzione nei confronti dell'ambiente circostante che rientra nel gioco, come in esso consistesse l'espansione naturale della pittura. La mostra nella sala Civica di Merate nel 1994 emblematizza compiutamente quest'attitudine site specific, per dirla con uno slogan alla moda. Il pavimento della sala ha dettato lo svolgersi della sintassi compositiva, poichè lo spazio del!' ambiente è il vincolo della pittura, come il formato di una tela. Alla genealogia da lui proposta per sé stesso manca stranamente Marc Rothko ... : "Piero della Francesca, Vermeer, Cèzanne, Mondrian, Morandi, Yves Klein, Dan Flavin, Karl Andre, Gianni Colombo. Il motivo, non saprei, è solo l'intuizione che qualcosa di loro m'appartenga”.
Elisabetta Longari
ESPOSIZIONI PERSONALI
Legenda:
MOSTRA ITINERANTE: mostra itinerante in più sedi
BIPERSONALE: mostra con due artisti
1965
- Dergano (Milano), Circolo Culturale Elio Agresti, Solo Show, dal 26 settembre
- Milano, Croce Viola, Antonio Scaccabarozzi, 26-settembre-17 ottobre (invito)
1966
- Padova, Galleria Primopiano, Sette giovani pittori
1968
- Anfo (Brescia), Un paese + l’avanguardia artistica, 25 agosto-3 settembre
- Milano, Galleria Milano, I multipli, da dicembre, con Novello BIPERSONALE
1969
- Milano, Galleria Il Giorno, Solo Show
1970
- Brescia, Centro La Comune, Antonio Scaccabarozzi, 7-13 febbraio (invito, testo di Antonio Scaccabarozzi)
- Brescia, Galleria Santa Chiara, Antonio Scaccabarozzi, dal 21 novembre (brochure, testo di Sarenco)
1971
- Novara, Galleria Uxa, Antonio Scaccabarozzi, 19 giugno-9 luglio (invito)
- Hannover, Galerie Ernst, Antonio Scaccabarozzi, 10 settembre-9 ottobre (invito)
1972
- Salò (Brescia), Centro d’Arte Santelmo, Antonio Scaccabarozzi, 9-29 settembre (brochure, testo di Antonio Scaccabarozzi)
- Castellanza (Varese), Galleria del Barba, Scaccabarozzi, 24 ottobre-5 novembre (invito, testo di Antonio Scaccabarozzi)
1973
- Osnago (Como), Galleria della Cappelletta, Antonio Scaccabarozzi, dal 13 gennaio (catalogo, testi di Ernesto L. Francalanci e Antonio Scaccabarozzi)
- Venezia, Galleria Del Cavallino, Antonio Scaccabarozzi, 13-28 febbraio (catalogo, testo di Ernesto L. Francalanci, Edizioni del Cavallino, Venezia)
- Karlsruhe, Galerie Ubu, Dadamaino Scaccabarozzi, 11 maggio-21 giugno (brochure) BIPERSONALE
- Köln, Galerie Reckermann, Antonio Scaccabarozzi, Bilder und Zeichnungen- S.D. Trantenroth, Skulpturen, 12 agosto-6 settembre (invito) BIPERSONALE
- Bern, Galerie Lydia Megert, Antonio Scaccabarozzi, 12 ottobre-15 novembre (invito)
1974
- München, Galerie Thomas Keller, Antonio Scaccabarozzi. Bilder und Zeichnungen, 7 marzo-30 aprile (invito)
- Rapperswill, Galerie Seestrasse, Antonio Scaccabarozzi, 8-14 giugno (invito, mostra a cura di Brigitte Zehmisch)
1975
- Merate (Lecco), Studio Casati, Antonio Scaccabarozzi, dal 3 marzo (testo di Vanni Scheiwiller)
1976
- Como, Circolo Culturale Serre Ratti, Antonio Scaccabarozzi, 13 gennaio-6 febbraio (invito)
- Bern, Galerie Lydia Megert, Antonio Scaccabarozzi, 6 febbraio-31 marzo (brochure)
- Genova, Centro del Portello, Scaccabarozzi, 6-24 novembre (invito)
- Bolzano, Galleria d’arte Il Sole, Scaccabarozzi, 11 dicembre 1976-13 gennaio 1977 (brochure, testo di Alberto Veca)
1978
- Amsterdam, Galerie Swart, Scaccabarozzi-Schilderijen. Leideritz-Karbon Tekeningen, 6-26 aprile (invito) BIPERSONALE
- Bergamo, Galleria Lorenzelli, Minime Differenze, 24 maggio-giugno (catalogo, testi di Alberto Veca e Antonio Scaccabarozzi, Galleria Lorenzelli, Bergamo)
- Verona, Galleria Ferrari, Ambiguità dell’Angolo-Un metodo visivo per misurare la Galleria Ferrari (catalogo, testo di Alberto Veca, fotografie di Dante Spinotti, Edizioni Galleria Ferrari, Verona)
1979
- Roma, Politecnico Arti Visive, Omologazione, Paradosso, Io / Memoria. Con Nato Frascà BIPERSONALE
1980
- Bern, Galerie Lydia Megert, Antonio Scaccabarozzi, 13 maggio-7 giugno (brochure, testo di Antonio Scaccabarozzi)
- Merate (Lecco), Sala comunale F. Turati, I Pomeriggi di Festa, 22 dicembre
1982
- Bremen, Galerie Katrin Rabus, Antonio Scaccabarozzi
- Friedberg, Galerie Hoffmann, Antonio Scaccabarozzi
1983
- Friedberg, Galerie Hoffmann, Antonio Scaccabarozzi-Offensichtlichkeit des Maßes / Poetik der Distanz, Freie Quantitäten, 27 agosto-28 ottobre (catalogo, testi di Alberto Veca e Antonio Scaccabarozzi)
1984
- Bern, Galerie Lydia Megert, Antonio Scaccabarozzi, 3 aprile-5 maggio (invito)
- Merate (Lecco), Centro Studi Merate, Solo Show
- Padova, Enoteca A. Rasi, 26 Doppi Acquerelli
1986
- Krefeld, Galerie Hock, Antonio Scaccabarozzi-Quantità, 7 giugno-12 luglio (catalogo, a cura di Christine Brunner, fotografie di Luigi Erba, Tullio Farina, Elisabeth Gasser)
- Bremen, Galleria Katrin Rabus, Antonio Scaccabarozzi-Quantità, 6 settembre-16 ottobre (catalogo, a cura di Christine Brunner, fotografie di Luigi Erba, Tullio Farina, Elisabeth Gasser)
1988
- Bern, Galerie Lydia Megert, Antonio Scaccabarozzi, 23 marzo-30 aprile (invito)
1989
- Bremen, Galerie Katrin Rabus, Solo Show (da controllare)
1991
- Bremen, Galerie Katrin Rabus, Antonio Scaccabarozzi-Quantità, 20 gennaio-3 marzo (catalogo, a cura di Helmut Brückner, foto di Joachim Fliegner)
- Salò (Brescia), Centro d’Arte Santelmo, Antonio Scaccabarozzi. Essenziali, 3 marzo-15 aprile (catalogo, testo di Mauro Panzera, Grafiche Facetti)
1992
- Robbiate (Lecco), Gelateria Spini-Spini Arte in Gelateria, Helmut Dirnaichner-Antonio Scaccabarozzi, dal 16 ottobre (brochure, testi di Helmut Dirnaichner e Monica Saccomandi). Con Helmut Dirnaichner. BIPERSONALE
- Badenweiler, Dr. Luise Krohn Galerie, Solo Show
1993
- Bremen, Galerie Katrin Rabus, Antonio Scaccabarozzi, 2 settembre-24 ottobre (invito, testo di Antonio Scaccabarozzi)
- Friedberg, Galerie Hoffmann, Antonio Scaccabarozzi Retrospektive 1965-1993, 11 settembre-1 dicembre (invito, testo di Antonio Scaccabarozzi)
1994
- Bergisch Gladbach, Städtische Galerie Villa Zanders, Antonio Scaccabarozzi, 9 gennaio-15 febbraio (catalogo, a cura di Wolfgang Vomm)
- Merate (Lecco), Sala Civica Comunale, 25 Riferimenti, 9-25 aprile (catalogo, testi di Antonio Scaccabarozzi e Sandra Solimano)
1995
- Badenweiler, Dr. Louise Krohn Galerie, Antonio Scaccabarozzi. Essenziali - Work in Progress, 18 marzo-25 aprile (catalogo, testo di Wolfgang Vomm)
1996
- Köln, Galerie Ucher, Corrispondenza, (catalogo, testi di J.K., Il mondo misterioso dietro le barriere catramate), con Helmut Dirnaichner BIPERSONALE
1998
- Lecco, Torre Viscontea, Lecco Arte Festival. Antonio Scaccabarozzi-Jorrit Tornquist. Ragione-Emozione, 16 maggio-19 luglio (catalogo, testi di Luigi Erba e Barbara Cattaneo). BIPERSONALE
- Bremen, Galerie Katrin Rabus, Antonio Scaccabarozzi
- Bremen, Galerie Katrin Rabus, Solo Show
1999
- Düsseldorf, Horst Schuler, Antonio Scaccabarozzi-Stéphane Bordalier. Alchemy, Light and Colour, 20 febbraio-20 marzo (invito, testo di Anne-Marie Bonnet). BIPERSONALE
- Casatenovo (Lecco), Scuola di Musica in Villa d’Adda Mariani, Antonio Scaccabarozzi, 17 aprile-2 maggio (catalogo, testi di Luigi Erba e Massimo Mazza)
2001
- Saarbrücken, Galerie St. Johann, Antonio Scaccabarozzi. Essenziali, 10 agosto-29 settembre (invito, testo di Wolfgang Vomm)
- Badenweiler, Galerie Dr. Louise Krohn, Antonio Scaccabarozzi. Arbeiten in Polyäthylen-Helmut Albert. Stahlarbeiten-Zeichnungen, 29 settembre-30 novembre (brochure)
- Bonn, Kunsthistorisches Institut der Universität Bonn, Antonio Scaccabarozzi. Corpo dell’opera e profondità dello sguardo, 30 ottobre-16 novembre (invito)
2003
- Osnago (Lecco), Spazio Arte Festa Provinciale dell’Unità, Cronologica
2004
- Pittenweem, Cairn Gallery, Antonio Saccabarozzi. Banchise, 4 luglio-1 agosto (invito)
- Edinburgh (Scozia), Sleeper Gallery, Antonio Scaccabarozzi-Banchise, 5-30 luglio
- Basel, Galerie Katharina Krohn, Günther Holder-Antonio Scaccabarozzi. Arte povera? 15 ottobre-27 novembre (invito) BIPERSONALE
- Milano, Tufanostudio 25, Giovanni Sabatini-Antonio Scaccabarozzi. Dialogo di tempi e luoghi, dal 13 novembre (brochure, testo di Francesco Tedeschi) BIPERSONALE
2006
- Ceské Budejovice, Galerie Současného Umění (House of Art), Antonio Scaccabarozzi-polietilene, 20 settembre-22 ottobre (mostra a cura di Michail Škoda)
2007
- Basel, Galerie Katharina Krohn, Antonio Scaccabarozzi. VELATURE. Giallo di Napoli, 31 maggio-30 giugno (catalogo, testo di Stephan Berg)
2009
- Casatenovo (Lecco), Villa d’Adda Mariani, Talento e Rigore, 21 marzo-25 aprile (catalogo, testi di Monica Saccomandi, Alberto Veca, Natascia Rouchota e Antonio Scaccabarozzi, Luigi Erba)
2010
- Basel, Galerie Katharina Krohn, Hommage à Antonio Scaccabarozzi, 7 maggio-26 giugno (invito)
- Bologna, P420, Antonio Scaccabarozzi. Antologica 1965-2008, 6 novembre 2010-8 gennaio 2011 (catalogo, a cura di Alessandro Pasotti e Fabrizio Padovani, testo di Angela Madesani, Edizioni Galleria P420)
2012
- Vacciago (Novara), Fondazione Antonio Calderara, Antonio Scaccabarozzi. Variabile, 2 giugno-15 ottobre (catalogo, a cura di Elisabetta Longari, Edizioni Galleria P420)
- Vimercate (Monza-Brianza), HEART-spazio vivo, Antonio Scaccabarozzi. La certezza del dubbio, 22 novembre-9 dicembre (catalogo, a cura di Simona Bartolena, testo di Alessandra Galbusera) ITINERANTE
- Merate (Lecco), Villa Confalonieri, Antonio Scaccabarozzi. La certezza del dubbio, 2-16 dicembre (catalogo, a cura di Simona Bartolena) ITINERANTE
2013
- Basel, Galerie Katharina Krohn, Scaccabarozzi-Griffa BIPERSONALE
- Zürich, Sapone Galerie La Vigne, Scaccabarozzi-Pignatelli BIPERSONALE
2014
- Morterone (Lecco), Associazione Culturale Amici di Morterone, Palazzo Municipale, François Morellet-Antonio Scaccabarozzi, dal 6 luglio (catalogo, testi di Francesca Pola e Daria Ghirardini, s.l., s.n.) BIPERSONALE
- Morbegno (Sondrio), Sede Api Sondrio, Antonio Scaccabarozzi. Metodo ed Emozione, 7 ottobre-7 novembre (catalogo, a cura di Luigi Erba e Michele Tavola, Grafiche Rusconi, Bellano, Milano)
2015
- Milano, Nuova Galleria Morone, Antonio Scaccabarozzi. Introduzione al vuoto, 12 febbraio- 24 aprile (catalogo, a cura di Elisabetta Longari, Nuova Galleria Morone)
- New York, Scaramouche Art Gallery, Antonio Scaccabarozzi. Threshold of perception, 9 settembre-1 novembre (brochure)
- Milano, Galleria Clivio, Antonio Scaccabarozzi. Misurare le quantità e no, 27 ottobre-5 dicembre (catalogo, testo di Veronica Benetello)
- Parma, Galleria Clivio, Antonio Scaccabarozzi. Misurare le quantità e no, 31 ottobre-5 dicembre (catalogo, testo di Veronica Benetello)
- Merate (Lecco), Area Cazzaniga-Associazione Artee20, Merate ricorda Antonio Scaccabarozzi, 7-29 novembre (a cura di Elisabetta Parente)
2016
- Milano, Galleria Monopoli, Antonio Scaccabarozzi. Dello spazio e della luce, 20 gennaio-6 marzo (mostra a cura di Flaminio Gualdoni)
- Friedberg, Galerie Hoffman, Antonio Scaccabarozzi und Gary Woodley, 9 luglio-27 novembre (brochure) BIPERSONALE
2017
- New York, Casa Italiana Zerilli-Marimò, Antonio Scaccabarozzi-Marthe Keller. SEEING THROUGH / Vedere Attraverso, 22 febbraio-16 marzo (mostra e brochure a cura di Elisabetta Longari) BIPERSONALE
- Milano, R&P Legal, Antonio Scaccabarozzi. Velatura plastica, 22 marzo-11 giugno (mostra a cura di Simona Bartolena)
2018
- Milano, Gallerie d’Italia, presentazione dell’opera “Iniezione - Delimitazione”, appartenente alle Collezioni Intesa San Paolo, 3 maggio (intervengono Michele Coppola, Anastasia Rouchota, Ilaria Bignotti, Paolo Bolpagni, Elisabetta Longari)
- Lissone, Museo d’Arte Contemporanea, Antonio Scaccabarozzi, Vo[i]ler Couleur, 29 settembre-17 novembre (mostra e catalogo a cura di Alberto Zanchetta, Ilaria Bignotti e Gabi Scardi)
- Milano-Parma, Galleria Clivio, Antonio Scaccabarozzi, L’essenziale della pittura, 4 ottobre-16 novembre (mostra e catalogo a cura di Alberto Zanchetta)
- Milano, Galleria 10 A.M.Art, Antonio Scaccabarozzi. Destinazione: presente, 25 ottobre-20 dicembre 2018 (a cura di Archivio Antonio Scaccabarozzi)
2019
- Brescia, Spazio contemporanea, Transient, 16 marzo-14 aprile (mostra a cura di Camilla Remondina per ACME Art Lab)
2020
- Milano, Galleria Clivio, Caro Antonio…, 11 febbraio-19 aprile (mostra a cura di Angela Madesani) BIPERSONALE
2021
- Iseo (Brescia), Fondazione Arsenale, Antonio Scaccabarozzi. Acquorea, 16 Aprile- 20 Giugno (mostra a cura di Ilaria Bignotti e Anastasia Rouchota)
2022
- Milano, Museo del Novecento, Antonio Scaccabarozzi, Progettare sconfinare, 4 Marzo - 29 Maggio (mostra a cura di Gabi Scardi)
Antonio Scaccabarozzi- Il suo lavoro
Antonio Scaccabarozzii è nato nella città di Merate, a nord-est di Milano nel 1936. Si è diplomato alla Scuola di Arte Applicata al Castello Sforzesco di Milano frequentando i corsi dal1954 al 1959. l suoi studi avvenivano quando nell'Europa Occidentale dominavano le correnti dell'ar te informale e della astrazione lirica, mentre in molte aree nascevano altre controtendenze che ne avrebbero segnato il futuro.
All'interno del movimento informale si esprimevano v rie contraddizioni, come per esempio la tendenza concreto-a stratta e la tendenza figurativa.
Nel 1960, comunque, è nato il primo movimento di successo, formato da giovani artisti che si opponevano ai gesti spontanei, all'immaginazione soggettiva e alla casuale struttura della scuola dell'lnformale. E' in questo periodo che si formano numerosi gruppi artistici. Questi non erano soltanto un'espressione del nuovo, dell'inquietudine, democraticamente basata sulla pluralità, ma anche una indicazione del bisogno di allontanarsi da vecchie e sorpassate posizioni, tramite nuovi concetti artistici'. Una dozzina di gruppi di giovani artisti si sono formati fra il 1959 e il 1965 ed essi erano l'evidenza di un'atmosfera di porte aperte verso tutte le direzioni dell'attività creativa e produttìva in Italia. Il Gruppo T con Gianni Colombo si è costituito a Milano nel 1959 e due anni dopo il Gruppo Continuità con Argan, Dorazio, Fontana e i· due Pomodoro.
La formazione di nuove attive cellule non era un fenomeno isolato, ma Europeo se non internazionale. Mentre Pierre Restany propagava il Nouveau Realisme a Parigi nel 1959, i protagonisti del Gruppo Zero di Dusseldorf formulavano i loro punti di base. Altri gruppi si erano formati: in Germania il Neue Gruppe Sardi Saarbrucken, in Olanda il Gruppo Nul che avevano deciso di doppiare il movimento artistico che avrebbe rotto con l'informale, Nouvelles Tendences. Queste etichette collettive avevano però lo svantaggio di generalizzare. Nouvelles Tendences aveva vari punti di partenza che si riflettevano nel diverso risultato visivo. Nella base comune c'era l'importanza data all'attitudine di cominciare con un impeto innovativo, con l'intenzione co sciente di sostenere il peso della tradizione per determinare le· condizioni di base dell'arte e della percezione visiva. Volevano ricominciare, volevano esplorare le fondamenta. Proprio come lo stato subconscio e psicologico, fonte misteriosa dell'ispirazione creativa fu il centro dell'interesse artistico, così adesso lo stesso veicolo è diventato il soggetto di una investigazione estesa. Logica e sistemi, trasparenza e misurabilità, sono diventati fattori di definizione all'interno dell'espressione creativa il cui approccio analitico sarebbe difficile immaginare senza la conoscenza di metodi usati nelle scienze naturali.
In quegli anni, nel 1960 Scaccabarozzi ventiquattrenne ha lasciato Milano, allora centro dell'avanguardia Italiana, per andare a vivere a Parigi per cinque anni. In quel tempo viaggia molto in Olanda e in Inghilterra. Agli inizi degli anni sessanta Parigi è ancora il centro cosmopolita mondiale dell'arte internazionale, il depositario del nuovo e dell'avant-garde. Il giovane Scaccabarozzi prima ha sviluppato uno stile non figurativo dove gli elementi gestuali indicavano un orientamento verso la tradizione dell'astrazione lirica (Mondonico n. 11, 1962). Questo stile di pittura emozionale, -da quello che possiamo accertare dalle poche fotografie di opere dei tempi di Parigi - erano solo una fase transitoria per altre, contrarie mete. A Milano dove Scaccabarozzi è ritornato nel 1965 ha sviluppato uno stile di pittura nel quale l'elemento individuale espressione di soggettività, veniva abbandonato a favore di una razionalità sintonizzata con una concezione oggettiva di lavoro. Le opere eseguite tecnicamente in modo convenzionale, a partire dal 1966 riflettono la sua intenzione a rendere impersonale il lavoro artistico. 0gnuna di esse è una sorta di istante neutralizzato in un contesto di studio, passo dopo passo nel quale sono in questione le condizioni fondamentali della pittura. Questo approccio sperimentale e il trattamento diretto di materiali pittorici collega Scaccabarozzi ad altri artisti Italiani come Fontana, Manzoni, Castellani, Colombo..
A partire dal 1966 dipinge una serie di varie tematiche, a dimostrazione sia della logica costruzione che dell'universalità del disegno concettuale. Scaccabarozzi ha esplorato questioni fondamentali di estetica che erano ricorrenti nel Mac (Movimento per l'Arte Concreta) di Milano fin dal1948.
Equilibrio Statico "Dinamico
La prima serie di lavori esplorano l'equilibrio fra gli elementi statici e dinamici dell'immagine dipinta. Equilibrio Statico Dinamico del - 1966 è ancora basato sul modo di dipingere della tradizione astratta. "Diagonale" (Fig. 13) dello stesso anno, è una pittura su tela rettangolare che ha la superficie dipinta da due toni (chiaro-scuro) che formano una linea diagonale di separazione che va dal lato superiore sinistro al lato inferiore destro. La meta destra è dipinta - di un monocromo grigio mentre la metà' sinistra di un bianco paglierino. Una struttura molto semplice è usata per mostrare alcune questioni di importante senso estetico; l'identità della forma e le condizioni della sua relatività. Il rettangolo diviso da una linea diagonale contiene due triangoli identici, uguali nel formato, nella superficie, negli angoli. Quello che li contraddistingue è la loro posizione nel rettangolo. Il triangolo bianco a sinistra sta alla base e agisce da fondamento. Appare assestato con le sue qualità dinamiche aperte verso l'alto. Il triangolo grigio, oscilla in un punto e da' la sensazione opposta di movimento e di instabilità. Questo succede anche perché questo grigio evoca una sensazione di peso e di calma mentre il bianco immateriale evoca sensazioni di non peso, di incorporeità. Un altro fatto è degno di attenzione. Che relazione c'è tra i due triangoli ? Sono entità uguali, posti una accanto all'altra, oppure il grigio sta contro uno sfondo che assomiglia a un triangolo. Conseguentemente Scaccabarozzi tratta qui temi di visualizzazione della relazione delle parti fra loro e in rapporto con l'insieme, tratta con il peso dei toni e la posizione loro assegnata, questioni di
forme che esplora ripetutamente anche in altre serie di lavori. Nei due lavori monocromi Diagonale e ·Profilo eseguiti un anno più tardi Scaccabarozzi fa un ulteriore passo avanti. Il rettangolo blu, di piccolo formato, Diagonale (Fig. 12) è ancora diviso diagonalmente, questa volta nella direzione che ·noi usiamo per scrivere, dal lato sinistro inferiore verso la parte alta a destra e crea una sensazione di ascesa, di dinamicità lineare. Mentre la parte sinistra dell'opera con la sua superficie liscia e monocroma pare galleggiare tranquillamente, la parte destra . ottiene persino un ritmo per via delle co ste verticali della carta. Tutte e due han no delle somiglianze con il Diagonale del 1966 menzionato prima. Il materiale, la
forma e la superficie sono identiche. La differenza è che in questo caso anche il trattamento del colore è diventato uniforme, monocromo. La differenziazione delle due metà, una vaga e più statica e l'altra viva e piena di colore, avviene soltanto dal cambiamento della struttura della superficie usando tutte e due i lati dello stesso materiale. La superficie rigata· attiva la luce e fa in modo da rompere il colore blu in vari toni. L'uso giocoso di entrambi i lati, l'esplorazione della relazione degli effetti e della loro influenza interattiva, appare qui per la prima volta e riapparirà più tardi.
Profilo (Fig. 11) già citato, giustappone due campi rossi dello stesso formato. Anche la sensibilità di questo lavoro, ha a che fare con il complesso equilibrio di elementi statici e dinamici. Quando l'osservatore cerca di mettere insieme le due parti dipinte che si presentano separate da uno "scompenso" verticale, si rende conto quali sono le caratteristiche che rivelano non solo le differenze, ma anche l'indipendenza delle due parti. l toni rossi sono così vicini che si potrebbe pensarli fusi in un· unico colore, ma sono anche abbastanza differenti da non poterli considerare appunto una unità omogenea. Entrambi le parti hanno una struttura distinta. La parte sinistra con i suoi bordi diritti e precisi, appare stretta e sigillata ermeticamente. L'altra parte con i bordi irregolari pare aperta e variabile. C'è un'interazione fra loro, una tensione, con poli di attrazione e di repulsione.
Strutturali
Le opere menzionate precedentemente riguardavano le relazioni di superfici monocromatiche. Nel 1969 Scaccabarozzi ha lavorato con oggetti in rilievo dove il punto, elemento costituente la struttura rappresenta il centro dello studio. l monocromi o i policromi rilievi costruiti in legno, .che incorporano le modulazioni della luce, saranno seguiti da piccoli tondi tagliati nella tela e sollevati dalla superficie. Per esempio in Sovrapposizione e Rotazione sulla Orizzontale, 1973 (Fig.14), e' stato usato .un quadrato di base organizzato con tondini tagliati e sollevati dalla superficie della tela in modo da proiettare varie ombre ovali. Solo quando l'osservatore guarda l’opera da vari punti di vista, e in relazione alla diversa luce della giornata, può rendersi conto delle vaste possibilità percettive che offre. Più elementi dinamici contiene la struttura, più il risultato dipende dalla loro attivazione percettiva. Il ciclo di lavori intitolati Strutturali, si conclude con strutture senza rilievo fatte da punti dipinti, colorati, che si chiamano Prevalenze. In una brochure del 1976 della Gallerie Lydia Megert, Luciano Caramel scriveva: "... Che cosa, infatti, prevale in queste tavole, ad esempio? La struttura di base, sempre uguale nei sei fogli? Oppure il continuo variare degli effetti percettivi dato dal modificarsi delle qualità dei grigi e della misura dei punti ? Il ribaltarsi negativo - positivo o la persistenza della medesima costruzione? E, nella successione virtuale di piani prodotta dal mutare di grandezze e luminosità è il fondo ad imporsi, o il primo piano, o quelli intermedi ? E si potrebbe continuare.
Misurazioni
Nel 1979 i problemi principali della relatività e del molteplice significato dei sistemi razionalmente ordinati, che fanno capo agli Strutturali, sono seguiti, logicamente si può dire, da esplorazioni sul significato della misura, sulle proporzioni, sulla misurabilità in generale.
L’opera Misura reale Misura rappresentata del 1979 (Fig. 16) è un esempio iniziale di questi lavori. Una porzione di natura le cui dimensioni sono trasferite nella riduzione fotografica e poi presentate in correlazione con le misure reali. La discrepanza fra la misura effettiva della proporzione rappresentata, e la realtà del vero spazio, diventa evidente. L’osservatore è chiamato a non usare solo la ragione e la razionalità come metro di tutte le cose. Scaccabarozzi dà un'occhiata critica alle '.'proporzioni" in tanti modi diversi. Tramite l'esperienza e la 'distanza poetica' una verità evidente, senza forma e senza qualità diventa nobiltà estetica. Mentre le dimensioni come unità neutrali, possono determinare le caratteristiche del lavoro artistico, la ‘poetica della distanza' significa un approccio particolare, con il quale possono essere esposte le contraddizioni. Nel 1980 Scaccabarozzi ha scritto su questo argomento: "L'ultima di queste esperienze è intitolata Iniezioni Endotele che tratta la misura paradossalmente in unità di volume iniettando nella tela quantità di colore diluito, che per assorbimento si trasforma in superficie. Altro paradosso è quello della misura-volume messa in crisi dal risultato visivo. Ad esempio, poniamo di iniettare 25 cm3 di colore nella tela con una sola iniezione ne risulterà una quantità di colore. lniettiamo ora l'equivalente in misura, 25 volte 1 cm.3. Il risultato che avremo ottenuto, visivamente non risulterà equivalente come ci aspettavamo". Anche se questi lavori sono impregnati di serietà filosofica, irradiano comunque una sensibile reminiscenza delle pratiche alchemiche. Il risultato pittorico oscura il punto di partenza concettuale (Fig. 18, .1 9). L'abbondanza di blu che scorre sulle tele e si estende in campi con bordi delicati o tinge in un modo lussuoso e affascinante. L'estensione del colore sembra essere·· un processo dinamico solo momentaneamente interrotto. Scaccabarozzi mostra chiaramente come tramite vari processi, le misure convenzionali cambiano se confrontate con l'esperienza poetica. Dipinge inoltre linee rette parallele, tracciate a mano, registrando un percorso imperfetto dovuto alle condizioni oggettive. In altri lavori cerca di quantificare il tempo sopra una superficie, rappresentandolo con una serie di strati sovrapposti, di parole dipinte, dove il passato e il presente emergono da un ambito spazio-tempo. La densità crescente delle parole, porta.ad una sempre più profonda gradazione nel tempo e nello spazio. Scaccabarozzi indaga le relazioni tra il peso reale del pigmento e la capacità della sua decifrazione visiva. Frammenti di colore secco, di uguale peso, sono incollati sulla tela in un ordine ortogonale, rivelandola loro differente estensione, la loro densità, luminosità, forma ,(Fig. 17).
Quantità
Il titolo si riferisce semplicemente a una serie di lavori iniziati nel 1983, nei quali viene trattato il rapporto reciproco fra quantità di colore e area dipinta. La quantità di colore e la sua espansione formale · dipendono dall'azione, dal· processo motorio. In queste opere predomina il monocromo, la densità o la trasparenza del colore e sono .espressione del potenziale energico, del movimento del dipingere che .definisce la struttura. Nel punto dove il pennello ha toccato per la prima volta, il pigmento si è ristretto e sprofonda dal blu al nero. Al punto dove il pennello tocca con leggerezza, l'intensità del colore diminuisce e svanisce in una pallida traccia. Questo è reso più evidente ai bordi delle aree colorate, dove il movimento del pennello leggermente in diagonale, è ben visibile. Qui le differenziazioni della densità del colore sono particolarmente ricche e la. quantità colpisce il dipinto come potenziale, come energia, come la qualità stessa.
Le prime Quantità (Fig. 21, 23, 27) un leggero, flessibile, sottile foglio di plastica trasparente elevato a fini artistici per la prima volta, dopo un uso sporadico da parte della Pop Art. La plastica è un materiale povero e di breve uso. Le sue qualità limitate e senza pretese riflettono i concetti material-estetici dell'Arte Povera. Il foglio di Polietilene, trattiene una specifica quantità di colore sulla sua superficie, dopo il primo tocco di pennello, avviene immediata una saturazione che non permette ripensamenti. La superficie· dipinta definisce la quantità di colore, che deve essere- applicato rapidamente e con larghi movimenti per formare un'unica unità. Il foglio di Polietilene leggerissimo, all'inizio aderisce al muro, per via delle cariche elettrostatiche... "... fino a che col . tempo, per la rimanenza sul luogo, nei cambiamenti di temperatura, si distacca dalla parete e si forma una propria corporeità, come qualche- cosa di organico, sviluppa pieghe e onde che si risolvono in rispecchiamenti incolori di luce o riflessioni" del colore" (Cristine Brunner,1986). Contemporaneamente alle plastiche Scaccabarozzi ha eseguito acquerelli di grande formato, pitture acriliche su tela e su carta, nei quali un secondo colore interviene, stendendosi sopra un altro colore sottostante, evidenziando il movimento dell'applicazione piana del colore che ne costituisce la struttura, e la forma (Fig. 24,25). l primi giornali dipinti
sono apparsi nel 1987. Il colore usato è una vernice semitrasparente, che fa trasparire la stampa del 'giornale sotto il colore, sviluppando una situazione coloristica .particolare. l bordi del giornale, le zone stampate, le linee parallele, le colonne· dell'ordine tipografico, ottengono un nuovo significato, essendo per così dire assorbiti in una condizione- di colore, assumono un nuovo valore, liberati dalla banalità e dalla effimera condizione della notizia giornaliera. Anche per i giornali del 1989, la questione è l'omogeneizzazione della visione generale, l'equilibrio pittorico-poetico fra due forze opposte.
Essenziali
Dal 1990 Scaccabarozzi lavora a corpi pittorici senza supporto (Fig. 26,28,30,34). Sono lavori liberi, flessibili, la loro unicità rende impossibile la classificazione in categorie tradizionali di pittura o di rilievo. Negli Essenziali il colore si è staccato dal suo campo naturale (supporto) ed è diventato indipendente. Quello che vediamo è il puro materiale, è il colore come essenza della pittura. Il colore è trattato in modo spesso con la spatola, formando una superficie manocroma di marcato rilievo. Ogni colpo di spatola assorbe e conserva il movimento al quale deve la sua esistenza di energia creata. La scoperta dell'energia potenziale della plasticità del colore non è nuova, ma, né i rappresentanti dell'Ecole de Paris, né il Cobra Group erano riusciti a dare una funzione ulteriore di quella specifica. Non è un tema in se stesso l'oggetto centrale della pittura. Si potrebbe tentare di descrivere gli Essenziali di Scaccabarozzi come pittura ·assoluta, se il termine non. fosse già stato utilizzato. Ci porterebbe indietro lungo il sentiero della autoriflessione, al punto di partenza, dove si rivelano le fondamenta dell'estetica elementare.
Wolfgang Vomm
Traduzione dall'inglese di Natascia Rouchota
IL PESO DI UN’IMMAGINE
di
Stephan Berg
Quanto pesa un’immagine? Di primo acchito, la domanda sembra assurda, in particolare se si prende alla lettera. Del resto, che rapporto esiste tra il peso materiale di un’opera e il suo valore artistico? Tuttavia, è precisamente la misurazione del peso di un’opera che ha sempre affascinato Antonio Scaccabarozzi durante il suo percorso d’indagine artistica iniziata quasi quaranta anni fa. Tutte le sue risposte rigorosamente logiche sono espresse, ad esempio, in 0.125 gr o 100 mg oppure in 40 cm3. Dal 1980, nell’ambito del periodo di lavoro chiamato Misurazioni, vi sono opere in cui una specifica quantità di colore è iniettata direttamente nella tela ripetutamente e, anziché rivelare ogni volta la stessa quantità, il colore si espande in macchie di diverse dimensioni. In un altro caso, 0.125 gr di grafite blu è tratteggiata obliquamente sul cartone sfumando in una progressione scalare da sinistra verso destra. Il periodo di pittura gestuale, marcatamente diagonale che caratterizza la serie Quantità (1983), i fogli di polietilene sottili e trasparenti sono in grado di accogliere una specifica quantità di colore monocromatico. Gli Essenziali (1990) sono pitture senza supporto in cui il colore si sostiene da sé e assume significato mediante una miscela di colla e acrilico.
Dunque quanto pesa un dipinto? Da un lato, pesa precisamente tanto quanto contiene in termini di materiale. Dall’altro, tuttavia, pesa quanto la somma di tutte quelle qualità che non possono essere pesate, misurate e determinate con precisione analitica. Scaccabarozzi ha sempre lavorato con tensione dialettica paradossale, all’interno dell’opera; ed è precisamente questa tensione che carica la sua opera di freschezza, chiarezza e attualità. Tutto ciò lo colloca a buon diritto in una posizione eccezionale nell’ambito delle definizioni essenziali di colore e immagine. L’aspetto peculiare di tutte le opere di questo artista è di chiarire una fondamentale differenziazione. E’ una questione di differenza fra ciò che è fisicamente presente, sin dall’esordio dell’artista, in quanto prerequisito materiale minino, che è andato via via riducendosi, e ciò che con questo può essere creato in termini di complessità artistica ed esperienza visiva. Si potrebbe esprimere questa divergenza in termini di distanza tra peso esterno e misurazioni da un lato, e la sostanza interiore dall’altro. Nella lunga tradizione durante la quale la pittura ha consentito al colore di acquisire il proprio ruolo a pieno diritto, e al fine di distillare dalla costante riduzione del mezzo pittorico l’essenza della sua esperienza, che vive di vita propria e si crea da sé, l’opera di Scaccabarozzi lascia una profonda impressione per la totale assenza di solennità imbevuta di pathos. Ciò che si offre alla vista è il meglio dell’elementarità senza, tuttavia, alcuno scivolamento nelle brume della sublimità cerimoniosa; è metodicamente esatto, senza tuttavia cadere vittima delle trappole dell’autocompiacimento. L’opera di questo artista emana un’arguzia ammiccante e filosofica che, con un sorriso benigno, ma una morsa costante, conduce oltre lo spazio espositivo sia il dito indice alzato sia la rivendicazione all’assoluta validità.
Già nel 1979 Scaccabarozzi mostrava con Misura reale - misura rappresentata quali perfette scintille d’intelligenza artistica riuscivano a levarsi da questi elementi. Una fotografia in bianco e nero raffigura uno sparuto lembo di foresta e, sullo sfondo, i contorni di alcune case si riconoscono vagamente. Tra due tronchi che inquadrano i lati della fotografia, vi è una striscia bianca che indica 516 cm, in altre parole la distanza tra i due tronchi. Al centro della parte inferiore dell’opera, lasciata in bianco, si trova un segmento di metro i cui 41 cm corrispondono esattamente alla lunghezza della striscia presente nella foto. Tutto nell’opera gioca con l’idea di esattezza e precisione matematica, giusto per portare queste ricercate qualità ad un paradosso d’ironia e filosofia.
Non esiste alcun sentiero che conduca dalla distanza reale degli alberi alla distanza riportata dall’immagine. La misurazione del mondo da parte di Scaccabarozzi e il dimensionamento di tale misurazione nell’immagine indica le differenze categoriche fra realtà, immagine di questa realtà e lo spazio privo di rappresentazione fuori dalla fotografia. Tutti questi elementi chiariscono in modo inequivocabile che ogni immagine può essere misurata e valutata solo in base a se stessa e in conformità a criteri assolutamente individuali, mentre al tempo stesso rimane connessa, contraddittoriamente proprio a quel mondo da cui cerca vigorosamente di liberarsi. Inoltre, il lavoro pone l’accento sulla sua doppia natura evidenziando come campo pittorico la zona compresa fra la striscia che indica la distanza fra gli alberi e il metro, definendolo come meta immagine: un’immagine dentro l’immagine. Come in un puzzle di fotografie, in Misura reale - misura rappresentata noi vediamo l’immagine come un’immagine dell’immagine, capace solo di affermare la propria realtà oscillando perennemente tra la sua impossibilità ad essere misurata e la sua misura esterna e rappresentativa.
Elementi di questa energia mentale e mobile si ritrovano in tutte le opere di Scaccabarozzi: un desiderio insaziabile di contrapporre qualsiasi rapporto equamente calcolato tra gli oggetti e le immagini, di rifiutare loro una soluzione armoniosa e autocompiaciuta. Nella serie Quantità e Essenziali, il movimento diagonale del pennello e della spatola costruiscono un’immagine con un bordo di colore frastagliato, dentellato, dove gli strati di acrilico e colla degli Essenziali, e i fondi monocromatici dipinti sul polietilene trasparente delle Quantità, appaiono intrisi di un costante ritmo vibrato subliminale e aggressivo. Nella misura in cui queste opere ripudiano il loro rispettabile status geometrico, rettangolare e chiuso riempiono sia se stesse sia lo spazio circostanze di un’irrequietezza esemplare. I bordi dentellati rodono la costituzione interna dell’opera stessa e si estendono sulla parete e nello spazio circostante dove, graffianti e affilati, smussano lo spazio circostante e si rivelano spigolosi e resistenti.
Al fine di evitare incomprensioni, è opportuno rilevare che il movimento delle opere non si spinge mai a un punto tale per cui, in un atto di distruzione o auto-aggressione, le suddette opere attacchino se stesse o l’ambiente circostante, al contrario, si tratta qui di un’impostazione sperimentale che oltre a rispettare l’imperativo estetico di un fondamentale equilibrio tra le forze centripete e centrifughe, vede l’equilibrio come il punto di partenza e obiettivo da perseguire. Ciò è particolarmente vero per le opere degli ultimi due anni, nelle quali Scaccabarozzi ritorna ad una configurazione più classica, pittoricamente sperimentale. Qui il punto di partenza è una tela completamente dipinta con un colore che è coperto in seguito da numerosi strati monocromatici e verticali di un altro colore, fino a sedici volte e oltre. Il colore di base influenza il numero di applicazioni proprio come queste alterano lo strato base di colore, ad esempio coprendolo quasi completamente, oppure facendolo trasparire maggiormente. In ogni caso, l’artista cerca sempre quel punto preciso in cui l’inizio e la fine di un’opera s’incontrano in equilibrio.
A tal proposito, va rilevato che Scaccabarozzi, durante i suoi studi sulla pura esperienza del colore, non si lasciò mai guidare o influenzare dalla tendenza generale e predominante di cedere ad un idillio emotivo e coloristico. Per lui rimane sempre aperto il quesito di com’è possibile connettere il colore, in quanto esperienza che ha raggiunto la propria intrinseca natura, e il carattere contraddittorio della realtà, senza tuttavia che il colore assuma aspetti illustrativi o mimetici. E’ sempre una questione di zone d’attrito in cui la propria misura individuale ne incontra un’altra estranea che scatena una fiammata creativa.
Gli strati pennellati e quei lavori irregolari, simili a gomma, che possono essere applicati ovunque – e che informano lo spazio proprio come loro stessi ne sono informati – rappresentano una delle possibilità per generare questo calore con l’attrito. Il foglio di polietilene con il quale Scaccabarozzi lavora dall’inizio degli anni Ottanta, sono un’altra possibilità. Nelle opere Quantità, questo materiale “povero”, industriale soggetto all’usura, non funge solo da vettore di colore finemente applicato, ma stabilisce la connessione fra il dipinto e la parete. Attraverso la sua carica elettrostatica, il foglio aderisce alla parete come una seconda pelle e si adagia contro, proprio come il colore, a sua volta, si adagia agevole e ben aderente alla superficie di polietilene. Senza altri mezzi d’ancoraggio alla superficie, queste opere rimangono autonome in sé e dunque soggette alle leggi della realtà: le variazioni di temperature come pure la forza di gravità fa in modo che, con il passare del tempo, il foglio si raggrinzisca o si onduli, senza alterare il suo stato aggregato – in modo simile a ciò che avveniva in Misura reale - misura rappresentata – offre testimonianza della connessione incancellabile e contraddittoria fra auto-espressione e imprigionamento letterale all’interno del mondo.
Con le opere realizzate dal 1996/97 in poi Scaccabarozzi chiarisce ulteriormente la sua posizione. Anche in questo caso, egli utilizza gli ormai noti fogli di polietilene ma, questa volta, senza dipingerli con il colore, limitandosi semplicemente a tagliarli in forme geometriche elementari appese alle pareti dalla loro estremità superiore, dove il materiale molto sottile, trasparente, di colori delicati o neri, muovono ad ogni alito di vento. Ciò che si svolge qui è una circolare danza dell’effimero. I leggeri fogli fungono da membrana per la luce che si riflette nelle pieghe e curvature, che è catturata dalle superfici diafane e va a impregnare il turchese monocromo o il blu chiaro, il grigio o i colori verde oliva con una luminosità in cui questo umile materiale artistico raggiunge una naturalezza sorprendentemente palese. I tagli ortogonali nel polietilene trasformano il foglio in una presenza che aleggia tra pittura, scultura e oggetto. Richiamando vagamente disegni architettonici e toccando costantemente il tema del segmento pittorico e della cornice, queste opere si concentrano, in modo preciso e attento, sui legami paradossali tra segno, significato e autosignificato.
Con una grande e voluminosa opera che ha realizzato nel 1998 Scaccabarozzi ha dato una valida formulazione a quest’interconnessione confusa e fertile. L’opera consiste in una porzione di polietilene trasparente, cinque metri di lunghezza per uno d’altezza, che è tagliato a forma di griglia per chiudere fuori lo spazio che si dipana dietro di sé, negando l’accesso. In quanto membrana permeabile, il polietilene attiva lo spazio e lo trasforma contemporaneamente in un’immagine di sé, nella misura in cui il lavoro è posizionato come una barriera tra lo spazio e lo spettatore. L’opera, a sua volta, trasforma la quasi inconsistenza del suo materiale in una proposta imponente, voluminosa e scultorea che, al tempo stesso, insiste sulla propria natura effimera. La struttura tagliata nel foglio offre la possibilità di leggere l’opera sia come rappresentativa sia autoreferenziale: come una griglia, una staccionata, una sequenza di forme geometriche elementari, oppure come una sequenza di quadrati pittorici vuoti e incorniciati. In quanto tale, tematizza il prerequisito essenziale per l’esistenza stessa dell’opera, in altre parole la sua delimitazione, la cornice, che descrive l’opera stessa come un vuoto. Questi quadrati chiariscono, in modo vero ed essenziale, che un’immagine può acquisire la caratteristica di offrire l’espressione della propria natura, solo trasformandosi nell’ombra di se stessa.
Tradotto dalla versione inglese da Mariolina Mapelli